di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – Delle feroci schermaglie (senza temere, bambini lettori: son tigri di carta) tra la premier e le – chiamiamole – opposizioni, durante il dibattito in Parlamento sul Consiglio europeo, si son già sprecati i famosi fiumi-di-inchiostro. Qui, oggi, ci occuperemo di un’altra cosa, meno instagrammabile: le tenere carezze tra alleati, camerati, sodali.
Roberto Menia (FdI): Signor presidente, devo confessare al presidente del Consiglio che questa mattina, pur essendo antico frequentatore di queste aule, l’ho ascoltata con vero piacere, sebbene tante volte sembri di vivere una sorta di rito scontato, ascoltando cose magari banalmente scritte da un ufficio. Lei, signora presidente, grazie a Dio ci riesce a trasmettere ancora passione e questo è bello. Piace anche sentire che c’è qualcuno che interpreta e dice quello che diresti tu stesso, cosa che capita poche volte. Oggi mi è capitato e glielo volevo dire. (Applausi).
Martina Semenzato (Noi moderati): L’Italia ha un Governo stabile, guidato da una leader autorevole, con un grande valore politico. Solo chi è stabile può essere credibile e solo se si è credibili si può incidere realmente nei grandi tavoli internazionali, presidente, con buona pace degli invidiosi, degli iracondi e degli accidiosi. Presidente, sa dove finiscono gli invidiosi? Dante li mette in Purgatorio, con gli occhi chiusi, costretti a sedere l’uno accanto all’altro, praticamente il campo largo. E gli iracondi? Nell’Inferno, immersi nel fango melmoso. Allora suggeriamo a questi invidiosi, a questi iracondi e a questi accidiosi di superare tutto questo astio. Ci sono anche dei professionisti che possono aiutarli. Se non lo vogliono fare per il bene della Nazione, che lo facciano almeno per il loro bene spirituale, perché Purgatorio e Inferno sono dietro l’angolo.
Chiudiamo con le parole della stessa premier. C’è qualcuno, infatti, a cui non urla mai. Anzi. “Senatore Calenda, condivido molte cose che ha detto”. (Public Policy)





