Cosa prevede il dpR sugli enti di ricerca, uscito da Chigi

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ROMA (Public Policy) – Confermata la disposizione per cui le future assunzioni dei ricercatori negli enti di ricerca – come il Cnr, l’Istat o l’Ispra – potranno avvenire non più – come anticipato da Public Policy nelle scorse settimane – non più sulla base delle piante organiche ma sulla base delle risorse che gli enti hanno a disposizione in relazione alle spese sostenute per il personale.

Lo prevede una bozza del dpR Enti di ricerca, attuativa della riforma Madia e di cui Public Policy ha preso visione, che è stata esaminata dal Consiglio dei ministri del 25 agosto.

Nel dettaglio, la bozza di dpR Madia-Giannini prevede che gli Enti di ricerca debbano definire la programmazione per il reclutamento del personale nei Piani triennali di attività, che ogni ente dovrà redigere e aggiornare annualmente, “nel rispetto dei limiti derivanti dalle disposizioni legislative in materia di spesa per il personale“.

“L’indicatore per l’applicazione del limite massimo alle spese di personale – si legge nella bozza – è calcolato rapportando le spese complessive di personale di competenza dell’anno di riferimento al contributo per il funzionamento assegnato dallo Stato nel medesimo anno”.

In questo quadro gli enti non potranno superare il limite dell’80% di tale rapporto (tranne per quegli enti che, per legge, hanno un limite di spesa di personale superiore all’80%).

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NAF