Dalla Manovra alla Delega fiscale: a che punto siamo

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di Riccardo Pieroni

ROMA (Public Policy) – A Palazzo Madama questa settimana l’attenzione sarà rivolta alla Manovra e, in particolare, ai lavori della commissione Bilancio. Domenica sera è scaduto il termine per la presentazione dei segnalati: sono 690.

In base a quanto risulta a Public Policy le votazioni sugli emendamenti dovrebbero svolgersi tra martedì 14 e giovedì 16 dicembre. Mentre l’arrivo del maxiemendamento è previsto tra venerdì 17 e sabato 18 dicembre. Si ipotizza quindi un approdo nell’aula del Senato – con fiducia – per domenica 19 dicembre.

Secondo quanto si apprende, tra venerdì 10 e lunedì 13 dicembre la maggioranza dovrebbe essere impegnata sul fascicolo dei segnalati e sulle riformulazioni. L’arrivo della Manovra (con testo blindato) nell’altro ramo del Parlamento viene ipotizzato per lunedì 20 dicembre. Va poi ricordato che l’ultima capigruppo di Montecitorio ha stabilito che la legge di Bilancio 2022 sarà in aula – qualora il testo sia trasmesso in tempo dal Senato – martedì 21 dicembre.

Questa settimana la commissione Finanze alla Camera proseguirà l’esame della delega fiscale. Relatore del provvedimento è il presidente della VI Luigi Marattin (Iv). Sono previste una serie di sedute, in cui si svilupperà la discussione generale – suddivisa in tre parti differenti – sugli articoli che compongono la delega (sono 10). Essa servirà per una successiva “maturazione” degli emendamenti. Viene ipotizzato che la discussione generale durerà almeno un paio di settimane.

Rimanendo sulla delega fiscale va segnalata la memoria dell’Ufficio parlamentare di Bilancio trasmessa alla commissione Finanze. “I principi e i criteri individuati dal ddl delega” fiscale – scrive l’Upb in una sintesi della memoria – sono “condivisibili ma talvolta troppo indeterminati. Mancano alcuni elementi di indirizzo fondamentali per un ridisegno complessivo e organico del sistema tributario”.

Secondo l’organismo “ciò riflette, da un lato, l’eterogeneità dell’indirizzo politico e, dall’altro, il fatto che la formulazione del ddl delega non sia stata preceduta dai lavori di una commissione di esperti volti a un ridisegno complessivo e omogeneo dell’intero sistema tributario”. Ciò “rischia, da un lato, di richiedere nell’immediato un ampio sforzo parlamentare per integrare alcuni di questi elementi e, dall’altro, di allungare i tempi di attuazione della delega stessa visto che di volta in volta andranno trovati accordi sulle modalità di realizzazione dei diversi punti del ddl delega”.

L’Upb rileva che “non si affrontano questioni rilevanti come le principali cause dell’erosione dell’imposta e delle basi imponibili e come giungere a una razionalizzazione e riduzione delle tax expenditures. Manca la previsione di adeguati principi direttivi per la revisione delle imposte patrimoniali“.

“In generale – si legge ancora – emerge che per quanto riguarda gli effetti finanziari derivanti dall’attuazione della delega, sebbene nell’articolo 10 venga indicato che dalla riforma fiscale non debbano emergere nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, non viene esplicitamente escluso che la riforma possa essere finanziata con il ricorso all’indebitamento netto, con conseguenze negative sull’equilibrio dei conti pubblici”.

Con 175 favorevoli e 13 contrari l’aula del Senato, infine, ha confermato la scorsa settimana la fiducia al Governo sul dl Fiscale. Ora il provvedimento passa alla Camera, dove la discussione generale in aula è stata programmata a partire dal 13 dicembre.

Sono diverse le modifiche apportate al dl dalle commissioni Finanze e Lavoro di Palazzo Madama. Si va dalla mini proroga per il pagamento delle cartelle all’assegno per i genitori separati. Dai chiarimenti sull’Imu per la prima casa dei coniugi alla cumulabilità dell’assegno invalidità-lavoro. E ancora: risorse per Comuni e Regioni, incentivi per le start up a vocazione sociale e stop alle norme sui trasporti eccezionali contenute nel dl Mims.

Sull’assegno per i genitori separati l’esame in aula ha portato a una novità. Con una riformulazione, indicata dalla Ragioneria dello Stato e inclusa nel maxiemendamento al dl su cui il Governo ha posto la questione della fiducia, si stabilisce che il fondo da 10 milioni di euro deve essere stanziato nel 2022 e non nel 2021 (come previsto dal testo dell’emendamento approvato). (Public Policy)

@ri_piero