I ddl al Senato sul riconoscimento della lingua dei segni

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ROMA (Public Policy) – Riconoscere la lingua italiana dei segni (lis) come lingua non territoriale propria della comunità dei sordi, in ragione della sua specifica morfologia, sintattica e lessicale. E stabilire che possa essere utilizzata in giudizio e nei rapporti dei cittadini con le pubbliche amministrazioni.

Sono questi alcuni dei capisaldi di due disegni di legge al Senato sul riconoscimento della lingua italiana dei segni a prima firma di Antonio De Poli (Ap) e Nicoletta Favero (Pd) il cui esame è in corso, in questi giorni, in commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama.

I ddl sono stati uniti insieme ad altre proposte sulla materia, a prima firma di Pietro Aiello (Ap), Giorgio Pagliari (Pd) e Nunziante Consiglio (Lega).

IL DDL DE POLI
Come ha spiegato alla commissione il relatore sui provvedimenti, Francesco Russo (Pd), la proposta di De Poli prevede (all’articolo 3) l’adozione di uno o più regolamenti governativi di attuazione della nuova normativa prevista dalla legge.

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IAC