(Public Policy) – Roma, 17 apr – L’immissione di liquidità
di 20 miliardi nel 2013 e altri 20 nel 2014 “ha dato un
quadro macroeconomico diverso e migliore”. Lo spiega
Giovanni D’Avanzo, direttore del dipartimento studi e
ricerche economico-fiscali del ministero dell’Economia,
intervenuto in audizione alle Commissioni speciali di Camera
e Senato contestualmente all’esame del decreto legge sul
pagamento dei debiti scaduti (al 31 dicembre 2012) della Pa
nei confronti delle imprese. Senza questo intervento,
spiega, D’Avanzo, il Pil si sarebbe attestato nel 2013 a
circa -1,5% contro la flessione prevista, del -1,3% con il
decreto sui rimborsi.
L’immissione di liquidità nell’economia con lo sblocco dei
pagamenti, spiega ancora D’Avanzo, “ha portato a un livello
di gettito fiscale superiore. Abbiamo in parte dunque già
scontato”. Ma trattandosi di fatture emesse o da emettere,
prosegue il tecnico del Tesoro, data l’Iva per cassa (il
meccanismo per cui si versa l’Iva solo dopo aver incassato
una fattura) c’è un ulteriore rientro di gettito. Se fosse
stata un’immissione di risorse senza seguito di tassazione,
riferisce ancora D’Avanzo, si sconterebbe solo l’effetto di
immissione di liquidità, ma considerando che il
provvedimento comporta anche un recupero di gettito, nel
2013 si è stimato un ritorno di 600 milioni di euro. (Public
Policy)
LEP