di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Nella maggioranza le incomprensioni, se vogliamo chiamarle così, abbondano e sono persino in aumento. Il duello fra Forza Italia e Lega sta raggiungendo nuove vette, finanche personali.
Al raduno di Pontida, nel fine settimana, Antonio Tajani è stato apostrofato dai giovani leghisti con uno striscione “Tajani scafista”, per la sua posizione sulla revisione della legge sulla cittadinanza. Matteo Salvini si sarà anche scusato al posto loro, ma il problema rimane: sembrano essere sempre meno gli argomenti su cui i due partiti possono andare d’accordo.
Mentre il Governo, a partire dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, paventa nuove tasse, il leader di Forza Italia è costretto a intervenire: “Finché saremo noi al governo, non ci saranno nuove tasse per gli italiani”, ha detto Tajani, che da settimane si scaglia contro il progetto dell’esecutivo di tassare gli extra profitti delle banche. Peraltro Resta ancora tuttavia una domanda insoluta: chi stabilisce che cosa è extra e che cosa è normale profitto? Lo Stato? Il Governo? Il ministro dell’Economia? Il presidente del Consiglio? Il rischio, paventato da diversi economisti, è che di fronte a tasse improvvisate come questa gli investitori stranieri non si sentano attratti – a voler essere gentili – da un paese come l’Italia. Perché mai dovrebbero portare capitali in un posto che decide, senza un criterio ragionevole, di tassare i guadagni delle loro aziende? Anche perché, appunto, ora sono le banche oggetto della tassazione, un domani potrebbe avvenire a chiunque abbia guadagnato “un po’ troppo”.
Giorgetti a Bloomberg ha precisato che “non è corretto parlare di extraprofitti, ma di tassare i profitti a chi li ha fatti: è uno sforzo che l’intero Paese deve sostenere, ovvero individui, ma anche società piccole, medie e grandi”. Una affermazione che ha scatenato comprensibilmente il panico, o quasi, al che è dovuto intervenire il Mef per restituire il pensiero autentico del ministro: “Per le entrate si chiederà uno sforzo alle imprese più grandi che operano in determinati settori in cui l’utile ha beneficiato di condizioni favorevoli affinché contribuiscano con modalità sulle quali è in corso un confronto. Non è allo studio nessuna nuova tassazione per gli individui mentre le aziende più piccole sono già interessate al concordato biennale. Altre interpretazioni delle parole del ministro sono da considerarsi forzature”.
Come però ha sottolineato Mario Seminerio nel suo blog, Phastidio, “‘imprese più grandi’ pare usare come discriminante i ricavi (o il totale dell’attivo), filtrandolo però con una redditività che ha ‘beneficiato di condizioni favorevoli’”. Nel corso dell’intervista con Bloomberg, Giorgetti “ha fatto degli esempi (non necessariamente operativi), come l’industria della difesa e degli armamenti e, indietro nel tempo, le assicurazioni che hanno beneficiato anni addietro del blocco Covid della circolazione”. Giorgetti a Bloomberg ha parlato di tassare i ricavi, che si traduce – secondo Seminerio – in: “Si potrebbe ipotizzare che Giorgetti pensi a una sorta di progressività dell’Ires, l’imposta sulle società di capitali. Il che sarebbe un incentivo all’elusione oltre che un disincentivo alla crescita dimensionale (se parliamo di utili in valore assoluto e non in proporzione di attivo o capitale proprio). Ma soprattutto sarebbe assai buffo avere un’Ires progressiva mentre il partito di Giorgetti vede ‘imposte piatte’ dappertutto, nei suoi sogni bagnati”.
Risposte più precise a queste osservazioni arriveranno nella fase di elaborazione parlamentare della legge di Bilancio. Dove, c’è da esserne certi, le incomprensioni di cui sopra abbonderanno. I fronti aperti fra Lega e Forza Italia non sono pochi. C’è anche, appunto, la questione della cittadinanza. Salvini a Pontida ha scelto di mandare un messaggio chiaro: “La cittadinanza va bene così com’è, siamo il Paese che diamo più cittadinanze in Europa. Semmai noi presenteremo un ddl per togliere la cittadinanza a chi commette reati. Ma non è l’emergenza degli italiani. Non sono d’accordo con chi vuole allargare la cittadinanza, non sono d’accordo con la Schlein, ma lo dico con rispetto sia di chi è all’opposizione sia degli alleati”. Forza Italia ha invece appena lanciato una proposta, dal titolo Ius Italiae, per dare la cittadinanza agli stranieri: per ottenerla a 16 anni bisogna aver frequentato e superato dieci anni di scuola dell’obbligo: 5 anni elementari, 3 anni di medie, 2 di superiori. Per la Lega, che ha in Roberto Vannacci la sua superstar, non se ne parla neanche. Tra tasse e cittadinanza, non saranno settimane allegre per la maggioranza di governo. (Public Policy)
@davidallegranti
(foto cc Palazzo Chigi)