ROMA (Public Policy) – A distanza di dieci mesi dal via libera della Camera alla delega al Governo sul salario minimo, il provvedimento è stato incardinato solo mercoledì in commissione Affari sociali e Lavoro del Senato.
Il testo, si ricorda, è nato su iniziativa delle opposizioni (esclusa Italia viva) come una proposta di legge per istituire il salario minimo in Italia, ma durante l’esame in commissione a Montecitorio è stato approvato un emendamento della maggioranza totalmente soppressivo del testo iniziale che di fatto ha trasformato il provvedimento in una delega al Governo in materia di “retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva nonché di procedure di controllo e informazione”.
L’esame della delega al Governo nella commissione Lavoro di Palazzo Madama verrà condotto congiuntamente con quello di altri due disegni di legge in materia di salario minimo.
Si tratta da un lato del ddl di iniziativa popolare promosso da Unione popolare e depositato in Senato a novembre 2023 in cui si dispone che ogni lavoratore “ha diritto, con riferimento alla paga base oraria, a un trattamento economico minimo orario non inferiore a 10 euro lordi l’ora”. Dall’altro lato, invece, la commissione esaminerà anche il ddl a prima firma del senatore Tino Magni (Avs) in cui si prevede che “il trattamento economico minimo orario stabilito dal ccnl non può comunque essere inferiore a 9 euro lordi”.