ELEZIONI, LA PROPOSTA DEL QUOZIENTE FAMILIARE, DI COSA SI TRATTA?

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(Public Policy) – Roma, 8 gen – La proposta del quoziente
familiare torna nel dibattito politico come una delle
soluzione preferite, soprattutto dal centrodestra per
aiutare le famiglie perché riduce la pressione fiscale.

Il quoziente familiare prevede che le aliquote marginali
(la tassazione in base agli scaglioni Irpef) del reddito
annuo siano applicate non al reddito individuale ma al
reddito imponibile familiare diviso per il numero di
componenti del nucleo. Maggiore è il numero di figli, minori
saranno le tasse.

È una proposta caldeggiata da buona parte del mondo
cattolico ed è presente nel programma del neomovimento di
Centrodestra Fratelli d’Italia, fondato da Giorgia Meloni,
Guido Crosetto e Ignazio La Russa. Nel programma, al
capitolo “Tutela della natalità e della famiglia” è al primo
punto, con le condizioni che sia applicato fino a una certa
soglia e anche alle coppie di fatto.

Si sommano all’introduzione del quoziente familiare (che ha
un costo annuo stimato dal movimento in 800 milioni),
incentivi all’occupazione femminile, al part-time, al tele
lavoro, l’ampliamento del congedo di maternità e paternità e
della rete di asili nido.

La proposta, caldeggiata in passato dal sottosegretario
alla presidenza del Consiglio del passato governo Berlusconi
Carlo Giovanardi, è anche una proposta più volte rilanciata
dal leader Udc Pier Fendinando Casini. Ne ha parlato
l’ultima volta, tre giorni fa sul suo sito, pubblicando la
lettera di un simpatizzante di Parma che sostiene che il
quoziente familiare è fondamentale per il rilancio della
natalità.

Ma è davvero così? Quali sono gli effetti dell’introduzione
di una tassazione di questo tipo, su modello di quella
francese?

(segue in abbonamento)

LAP