ROMA (Public Policy) – Enel, nel rinunciare al progetto di riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Porto Tolle, nella provincia di Rovigo, “ha confermato comunque la volontà di ricercare nuove soluzioni condivise con il territorio e le istituzioni locali, nella prospettiva di salvaguardare l’occupazione nell’area”.
Ha risposto così in commissione Attività produttive alla Camera il viceministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti a un’interrogazione di Diego Crivellari (Pd) sull’intervento di riconversione della centrale termoelettrica veneta. Che, stando ai dati forniti nella richiesta al governo sarebbe – per l’interrogante – “tra i siti più grandi non solo del Paese ma anche tra i primi in Europa, forte dei suoi quattro gruppi da 660 megawatt l’uno per una potenza complessiva di 2640 megawatt e capace di generare circa l’8% dei fabbisogno energetico nazionale”.
De Vincenti, che ha ricordato come la vicenda sia iniziata nel gennaio 2011 quando fu autorizzata “la conversione a carbone della centrale già alimentata a olio combustibile denso”, ha anche ribadito come, dopo alcune vicende giudiziarie, “nella rivalutazione della Via (valutazione di impatto ambientale; Ndr), il 13 gennaio 2014 il Ministero dell’ambiente emanava un provvedimento interlocutorio negativo, in quanto le integrazioni prodotte da Enel non venivano ritenute adeguate a consentire la conclusione dell’istruttoria”.
Ma “in data 3 ottobre 2014 l’Enel ha comunicato la propria rinuncia all’istanza di autorizzazione unica alla riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Porto Tolle e a tutta l’attività istruttoria”. (Public Policy)
IAC




