(Public Policy) – Roma, 11 feb – Il bilancio Ue 2014-2020 è
stato approvato venerdì, dopo 48 ore di trattative tra i
leader europei. Mario Monti (che contemporaneamente è in
campagna elettorale) è tornato a Roma parlando di “risultato
soddisfacente”, subito beccato da Pier Luigi Bersani e da
Silvio Berlusconi, i suoi principali competitors: “È una
vittoria di Pirro”, dice il leader Pd; “Monti non ha vinto –
ha affermato invece il Cavaliere – ha ridotto solo di 700
milioni quell’in più di sei miliardi all’Ue (che l’Italia
paga; Ndr), pensavamo si potesse ridurre almeno del 50%”. Ma
quante volte nei programmi di Pd, Pdl e lista Monti viene
citata l’Europa? E in che modo?
AGENDA MONTI: EUROPA PIÙ COMUNITARIA E MENO INTERGOVERNATIVA
Al tema dell'”Europa” Monti dedica la prima parte
dell’Agenda. L’argomento è diviso in “Italia-Europa”,
“Quello che l’Italia deve chiedere all’Europa” e “Quello che
l’Europa chiede all’Italia”.
“L’Italia – si legge – deve battersi per un’Europa più
comunitaria e meno intergovernativa, più unita e non a più
velocità, più democratica e meno distante dai cittadini”.
Per i montiani è necessario costruire “un’autentica Unione
economica e monetaria basata su una più intensa integrazione
fiscale, bancaria, economica e politico istituzionale”.
Insomma, “un’Europa in cui non serva battere i pugni sul
tavolo, ma credibilità. Una politica a cui chiedere
politiche orientate nel senso di una maggiore attenzione
alla crescita”.
Secondo l’agenda montiana occorre proseguire nell’azione
condotta finora, sia sul piano della crescita (il
riferimento è al varo del piano da 120 miliardi disposto dal
Consiglio europeo di fine giugno) sia su quello
dell’ulteriore rafforzamento degli strumenti per
stabilizzare il mercato dei titoli sovrani.
IL PD: RAFFORZARE LA PIATTAFORMA PROGRESSISTA
Fra i tre compiti decisivi da affrontare nella prossima
legislatura, secondo il programma del Pd, c’è “il rilancio
dell’unità e l’integrazione dell’Unione europea”.
Come l’agenda Monti anche i democratici dedicano all’Europa
l’apertura del programma: “Il nostro posto è in Ue. Noi
collocheremo sempre più saldamente l’Italia nel cuore di un
Europa da ripensare su basi democratiche”. Per il partito di
Pier Luigi Bersani dalla crisi non si esce con “le ricadute
nell’euroscetticismo, ma con più Europa”.
Attraverso, dunque, il
governo dell’euro e la sua stabilizzazione, “attraverso il
lavoro e la capacità reale di mettere la finanza sotto
controllo, perché gli affari non possono essere condotti
senza regole: sono questi i termini di una visione
europeista moderna e solidale che giustifica una razionale e
misurata cessione di sovranità nazionale”.
Sono due le direzioni che il Pd intende intraprendere:
– Rafforzare la piattaforma dei progressisti europei per
salvaguardare l’euro e accelerare l’integrazione politica,
economica e fiscale;
– Portare a compimento le promesse della moneta unica,
integrando la più grande area economica del pianeta in un
modello di civiltà che nessun’altra nazione o continente è
in grado di elaborare.
Nella prossima legislatura, scrivono i democratici,
“l’orizzonte ideale degli Stati Uniti d’Europa dovrà
iniziare ad acquistare concretezza in una nuova architettura
istituzionale dell’Eurozona”.
IL PDL: MENO EURO-BUROCRAZIA
Al terzo punto del programma del Pdl (“Il patto del
parlamentare”) troviamo il capitolo “Più Europa per i
popoli, meno euro-burocrazia”. Il partito di Silvio
Berlusconi suddivide le proposte europee in nove punti
partendo dal superamento delle politiche di austerità e
l’accelerazione dell’unione politica, economica, bancaria e
fiscale degli Stati membri.
Tra le proposte troviamo il ruolo da attribuire alla Bce
(Banca centrale europea), come prestatore di ultima istanza,
su modello della Federal Reserve Usa. E ancora: “Euro-bond e
project-bond per una rete europea di sicurezza e di
sviluppo, esclusione delle spese di investimento dai limiti
del Patto di stabilità europeo, elezione popolare diretta
del presidente della Commissione europea, ampliamento della
potestà legislativa del Parlamento europeo e costituzione di
una agenzia di rating europea”. (Public Policy)
SOR