Fisco, Mef: la tassa Ue sulle transazioni finanziarie? Il negoziato è complesso

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ROMA (Public Policy) – Il progetto di cooperazione rafforzata per introdurre una tassa europea sulle transazioni finanziarie (11 Paesi membri, tra cui l’Italia), “per il suo carattere innovativo, è fortemente avversato da alcuni Paesi non cooperanti”. Come il Regno Unito, che ad aprile ha visto respinto un suo ricorso alla Corte di giustizia, ma ne ha già preannunciato uno nuovo.

Lo ha detto in commissione Finanze alla Camera, rispondendo a un’interrogazione di Giovanni Paglia di Sel, il sottosegretario al Mef Pier Paolo Baretta. Il negoziato è “complesso”, ha spiegato ancora il rappresentante del governo, anche per “i rischi di delocalizzazione connessi alla limitata estensione geografica” dell’area formata dagli undici Paesi cooperanti.

L’Italia, nell’ambito del semestre, “sta comunque lavorando per facilitare il raggiungimento di un consenso sull’individuazione degli strumenti derivati da assoggettare a tassazione nella prima fase di applicazione dell’imposta”. Di sicuro c’è il consenso dei cooperanti “per l’utilizzo combinato dei principi del luogo di residenza delle parti e del luogo di emissione dello strumento“, mentre un accordo ancora non c’è “circa le modalità di interazione di tali principi”.

Il prossimo appuntamento utile per discutere del dossier, ha ricordato Baretta, sarà l’Ecofin del 7 novembre, anche se “non è stata ancora avviata una discussione sostanziale sulla destinazione del gettito”. Il Mef, ha concluso il sottosegretario, fa comunque presente che “ferma è la posizione di escludere la tassazione degli scambi di titoli di Stato sul mercato secondario” e “tutte le transazioni che possano avere impatti sul mercato dei titoli stessi”. (Public Policy)

GAV