di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Il caso Vannacci ha riaperto antichi dibattiti a destra, dove non esiste soltanto la rispettabilità politico-sociale di Fratelli d’Italia, partito del 30 per cento che ha conquistato trasversalmente l’elettorato, persino quello moderato. Esiste infatti anche l’extraparlamentarismo di destra dei Gianni Alemanno, convinti che quelli di Fdi siano nientemeno che dei traditori.
“C’è un clima di disillusione che si respira in tutto quel mondo che attendeva un cambiamento rispetto al passato e perciò ha votato Giorgia Meloni”, ha detto l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno in un’intervista a Repubblica. “A destra c’è una spaccatura, tant’è che noi con il Forum dell’Indipendenza italiana abbiamo preso posizione contro molte delle scelte politiche del governo che è in continuità con l’agenda Draghi”, ha detto ancora l’ex sindaco.
È senz’altro un mondo minoritario, ma sufficientemente rumoroso. E, soprattutto, va ad aggiungersi alle pressioni che la presidente del Consiglio sta collezionando da due-tre mesi. Le pressioni e le frizioni sono anche dentro Fratelli d’Italia, come dimostra la diversità di vedute, diciamo così, fra Guido Crosetto e Giovanni Donzelli. L’impressione è che con l’avvicinarsi delle elezioni europee la competizione interna alla maggioranza di governo si vada radicalizzando. Forse anche per coprire provvisoriamente il clamore che farà la redazione della legge di bilancio (le parole recenti del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sono già un segnale significativo).
Tra poco sarà un anno dalla vittoria elettorale del 25 settembre 2022, Meloni e i suoi devono poter offrire qualcosa di concreto all’elettorato che li ha scelti. Ma anche all’elettorato che non li ha votati. Il che lascia ipotizzare che alcune prese di posizione, come la tassa sugli extra profitti alle banche, non saranno un caso isolato. (Public Policy)
@davidallegranti