di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Non ha i numeri, Silvio Berlusconi. Eppure. Li ha di nuovo tutti contro. Eppure. I 451 parlamentari di centrodestra non bastano – e soprattutto non vi è certezza della loro compattezza al momento del voto – eppure si parla solo di lui. Berlusconi è tornato il Caimano. Per un periodo ha fatto comodo anche agli avversari, almeno quando c’era Matteo Salvini da ammansire, e serviva un argine al neopopulismo. Sorprendente che potesse essere considerato, l’ex Cavaliere, un alfiere del democraticamente corretto, proprio lui che in fondo ha favorito l’espansione di una componente populista nel centrodestra. Ora però non c’è più alcun dubbio. Lo spettro berlusconiano va combattuto, come testimoniano le quotidiane sortite di Enrico Letta contro Berlusconi. Il quale potrebbe anche ritirarsi a un certo punto, forse in cambio di qualcosa.
Queste però sono speculazioni, per il momento; quel che rimane è il tentativo berlusconiano di non arrendersi al tempo che passa. Indulgendo in questa formidabile resistenza però Berlusconi si espone al rischio non solo di non farcela per mano avversaria, ma per mano alleata. Le insidie sono su più fronti. Uno è quello sanitario, che qualcuno propone di scongiurare in maniera – diciamo – pittoresca: “’Noi di Forza Italia, ma anche gli alleati di centrodestra, dovremmo metterci in isolamento dal 18 gennaio…”, dice il deputato di Forza Italia Andrea Ruggieri, che crede nella candidatura di Berlusconi al Quirinale e lancia una strategia anti Covid: “In questo modo possiamo eliminare ogni minimo rischio di contagio e arrivare in aula il 25 per marciare come un sol uomo per fare la storia ed eleggere Berlusconi”.
Le quarantene preventive, però, potrebbero non bastare, come ha osservato su Avvenire Giovanni Toti: “Non sono accettabili veti su Berlusconi, sarà lui a dirci se intende candidarsi, se ci sono i numeri. Tuttavia è da un po’ che se ne parla e non ci sono passi avanti. E allora a Silvio dico: un uomo come lui non può esporsi a una brutta figura”. La candidatura di Berlusconi ha comunque creato scompiglio anche nello schieramento liberal-conservatore: “Non c’è dubbio che abbia avocato emozioni differenti, tuttavia non è tollerabile che a una candidatura di centrodestra venga negata dignità e agibilità politica. Renzi ha dichiarato la sua disponibilità a una candidatura proveniente dalla nostra area, vediamo se le cose iniziano a muoversi”.
La mossa di Matteo Renzi è in effetti interessante. La domanda da farsi è: quanta voglia ha il leader di Italia viva di fregare l’ex amico Enrico Letta? Perché l’apertura di Renzi a un candidato di centrodestra che non sia Berlusconi mette in crisi sia la coalizione Forza Italia-Lega-Fratelli d’Italia sia la coalizione giallo-rosé. Renzi che mette a disposizione i suoi parlamentari – a fine dicembre si sono aggiunte due deputate al gruppo: Flora Frate e Maria Teresa Baldini – rischia di essere un elemento destabilizzante. “E così Renzi è pronto a votare un candidato di centrodestra che non sia Berlusconi. A molti di voi sta antipatico, ma ha sempre diverse marce in più sul resto della compagnia”, dice un fan di Renzi (quindi da prendere con le molle) come Claudio Velardi, che però coglie un punto: “Il cdx, maggioranza relativa tra i grandi elettori, ha tutto il diritto di proporre candidature. Il csx può lamentarsi e sbraitare (come fa il Pd), oppure aprire la discussione su un candidato di cdx diverso da Berlusconi, come ha fatto Matteo Renzi. Facendo politica”. (Public Policy)
@davidallegranti