In attesa della Campania, acque agitatissime per i 5 stelle

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Acque agitatissime nel Movimento 5 stelle, dove Chiara Appendino, ex sindaca di Torino, si è dimessa da vicepresidente del ‘partito’ guidato da Giuseppe Conte. “Dopo l’ennesimo risultato deludente alle regionali, non possiamo continuare a dirci che è tutto normale e che va tutto bene”, ha detto Appendino nei giorni scorsi denunciando la deriva governista: “Il problema non è fuori da noi. Il problema è nella nostra identità, nella direzione politica, nel modo in cui stiamo parlando – o non parlando – al Paese. Abbiamo il dovere di guardarci dentro… Ho creduto – e credo ancora – nel progetto dei progressisti indipendenti: un Movimento libero, coerente, radicale nei valori e indipendente nelle scelte. Ma quella spinta oggi sembra essersi esaurita. Siamo diventati troppo attenti agli equilibri interni, troppo preoccupati degli accordi di palazzo, troppo distanti dalle persone e dai nostri principi”.

Dice Appendino che non è colpa del rapporto con il Pd in quanto tale. Il problema viene proprio dal M5s: “Non è neanche una questione di alleanze in sé. È questione di come ci stiamo dentro. Perché non possiamo essere, allo stesso tempo, l’alternativa al sistema e il puntello del sistema. Se ci normalizziamo, smettiamo di essere ciò che siamo nati per essere. Il nostro compito non è portare acqua al mulino di un sistema che siamo nati per combattere, ma dare voce e ascolto a chi vive nei mercati, nelle periferie, davanti ai cancelli delle fabbriche, ai piccoli imprenditori e alle partite Iva”.

Per la verità la normalizzazione del M5s è avvenuta da tempo. E forse ha coinciso con lo sbarco dei 5 stelle al Governo. Non è comunque chiaro che cosa voglia fare adesso l’ex sindaca di Torino. Chi invece sta iniziando a dare qualche spiegazione in più è l’europarlamentare Pasquale Tridico, fresco di sconfitta in Calabria, in un’intervista alla Gazzetta del Sud: “Non voglio essere troppo duro, ma i partiti di centrosinistra devono avviare una riflessione sul rinnovamento della loro classe dirigente, sull’apertura alla società civile, anche sulla necessità di creare figure che possano essere competitive”.

Insomma, se il M5s ha meno consenso di prima è perché le candidature nelle liste non sono sempre autorevoli? Chissà. I risultati certamente mostrano un problema. Lo ha ricordato la sondaggista Alessandra Ghisleri su La Stampa: su 39 appuntamenti tra capoluoghi e regioni, Partito democratico e Movimento 5 stelle si sono presentati uniti nel cosiddetto Campo Largo in 30 occasioni, ottenendo la vittoria 18 volte. “Il Movimento 5 stelle, nelle competizioni locali, mai ha superato l’8%, e solo a Campobasso è arrivato a una cifra a due numeri (10,14%). È un dato che suggerisce un fenomeno preciso: l’elettorato grillino, quando si presenta in alleanza, tende a confluire verso i candidati e le liste del Partito democratico o di Alleanza Verdi Sinistra. In altre parole, la coalizione sembra rafforzare il campo progressista nel suo complesso, ma non il Movimento 5 stelle come forza autonoma”.

L’unico vero successo del Movimento 5 stelle resta quello di Alessandra Todde in Sardegna, “tuttavia, anche in questo caso, la vittoria appare più legata alla forza personale della candidata che al peso elettorale del partito di Giuseppe Conte. Todde è percepita come una figura trasversale, capace di attrarre fiducia ben oltre i confini del Movimento; un’eccezione, più che un modello. In Abruzzo, infatti, ‘l’ostensione’ della neoeletta presidente sarda come talismano della grande alleanza si è rivelata del tutto inefficace: il suo sostegno simbolico non è bastato a invertire un risultato largamente favorevole al centrodestra”.

A breve ci saranno altre elezioni regionali per proseguire nella valutazione delle performance del Campo Largo. In Campania, il candidato è di diretta emanazione dei 5 stelle: Roberto Fico. L’ex presidente della Camera potrebbe anche riuscire a farcela, ma bisogna vedere come. In campo per il centrosinistra ci sarà anche la lista civica “A Testa Alta con De Luca”. Cinque anni fa, quando candidato era Vincenzo De Luca, la sua lista prese il 13,30 % e 6 seggi. Poco meno del Pd, fermo al 16,90 % e 8 seggi. Stavolta l’ex sindaco di Salerno non è direttamente candidato, ma vuole che la sua lista ottenga più voti possibile. Forse punta pure a superare il Pd. Per dimostrare anche al possibile vincitore Fico che con l’eredità deluchiana non si può scherzare. (Public Policy)

@davidallegranti

(foto: profilo FB di Chiara Appendino)