di Marta Borghese
ROMA (Public Policy) – Sono in tutto 21 gli emendamenti alla pdl Lobby approvati la settimana scorsa in commissione Affari costituzionali alla Camera, dove è stato avviato e si è concluso nella stessa seduta l’esame delle proposte di modifica al testo base sulla rappresentanza di interessi firmato dal presidente Nazario Pagano (FI) e “ispirato” al lavoro svolto nel corso di un’indagine conoscitiva portata avanti dalla commissione tra il 2023 e il 2024.
Delle 21 proposte accolte, 8 erano state presentate dal centrodestra unito, con firmatari di tutti i gruppi di maggioranza. In almeno tre casi, tuttavia, le medesime richieste erano arrivate anche da esponenti di opposizione.
Ok poi anche a proposte del Pd (5, di cui una uguale alla maggioranza), del M5s (anche in questo caso 5 di cui una uguale alla maggioranza), di Avs (4 di cui una uguale alla maggioranza), di Iv (1) e di Az (1, uguale a una proposta di maggioranza).
Tra le novità, la specifica che le disposizioni non si applichino alle organizzazioni sindacali “dei lavoratori e datoriali” e il fatto che l’agenda degli incontri istituita dalla pdl possa essere aggiornata con “cadenza trimestrale” (e non settimanale come originariamente previsto).
Entra però anche la comunicazione preventiva, prima della pubblicazione, da parte del Cnel (presso il quale è istituito il comitato di sorveglianza) ai decisori politici, dell’inserimento, a cura del rappresentante di interessi, delle informazioni sugli incontri che li riguardano. Tra le finalità della legge, cambia inoltre una dicitura. L’obiettivo non è “assicurare la conoscibilità dell’attività dei soggetti che influenzano i processi decisionali”, ma di quei soggetti che “concorrono” ai processi decisionali stessi.
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@BorgheseMarta





