La radicalizzazione di Salvini e la pazienza di Meloni-Tajani

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – I sovranisti di Identità e Democrazia, parzialmente riuniti a Roma da Matteo Salvini nel fine settimana trascorso, hanno individuato almeno tre avversari: Emmanuel Macron, Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni. Proprio l’attuale presidente del Consiglio, leader di Fratelli d’Italia e dei Conservatori e Riformisti Europei, è stata contestata da Marine Le Pen in un video recapitato a distanza (non si era d’altronde fatta vedere nemmeno a Firenze): “Ci batteremo con tutte le forze possibili per impedire un secondo mandato di von der Leyen. Un messaggio per Giorgia: sosterrai o no un secondo mandato di von der Leyen? Io credo di sì . Voi dovete la verità  agli italiani, dovete dire cosa farete. A destra il solo candidato che si opporrà a von der Leyen è Matteo Salvini”, ha detto la leader di Rassemblement National nel video-spot a favore dell’alleato capo della Lega, mettendo peraltro la parola fine a qualsiasi tentativo, da parte di Meloni, di attirare Le Pen nell’alveo del conservatorismo europeo.

Salvini e i suoi insomma si stanno radicalizzando in vista del voto europeo di giugno ed è facile ipotizzare un incremento della tensione interna alla maggioranza di governo in Italia.

Più volte in queste settimane il ministro dei Trasporti nonché leader leghista è tornato ad attaccare von der Leyen, attuale presidente della Commissione europea, vera avversaria degli estremisti di Id e candidata comune del Ppe. “L’obiettivo è arrivare al minimo in doppia cifra per essere determinanti in Parlamento europeo, e avere una maggioranza senza i socialisti, cosa che non è  mai accaduta nella storia. Ovviamente sarebbe per noi impensabile votare come presidente della Commissione, l’attuale presidente della Commissione che tanti problemi ha comportato”, ripete Salvini da giorni. “Proporremo un’idea di Europa diversa da quella a guida la socialista di Timmermans e von der Leyen degli ultimi 5 anni”.

E, a gennaio, dopo le proteste degli agricoltori in piazza, aveva accusato l’attuale vertice della Commissione di essere corresponsabile: “I trattori che sono in piazza in tutta Europa hanno problemi con l’attuale Commissione europea. La Commissione von der Leyen da questo punto di vista è disastrosa, sul fronte del lavoro e dei diritti. Stiamo lavorando in Italia per quello che è di competenza dei governi nazionali. Poi la gran parte delle rivendicazioni sono contro le politiche folli pseudo green europee e riguardano agricoltori, pescatori, camionisti. È chiaro che è un’Europa che ha messo l’ideologia davanti al lavoro”.

A Roma non c’erano i presidenti di Regione, da Massimiliano Fedriga a Luca Zaia. Facile forse supporre che non condividano i toni e i contenuti del nuovo assalto di Salvini. Che se la prende anche con Emmanuel Macron, dopo le parole sulla possibilità di invio di truppe Nato per risolvere il conflitto fra Russia e Ucraina, dandogli del “guerrafondaio”. La polarizzazione dello scontro è destinata a intensificarsi con il passare delle settimane e l’avvicinarsi del voto di giugno. Ma quanta pazienza avranno Meloni e il ministro degli Esteri nonché capo di Forza Italia Antonio Tajani? 

C’è da dire tuttavia che anche in Europa, conscio del problema, c’è chi sta prendendo alcune contromisure. Come lo stesso Partito Popolare Europeo, che nei giorni scorsi ha presentato il suo nuovo manifesto, dove c’è scritto “there is no freedom without security”. Non c’è libertà senza sicurezza, dice insomma il Ppe nel tentativo di non scoprirsi a destra. “Il Green Deal per noi non è una nuova ideologia come sostenuto dai Verdi o dai Socialisti”, dice ancora il manifesto dei popolari. Certo, il Ppe è impegnato a raggiungere l’obiettivo prefissato della neutralità climatica entro il 2050, ma “l’Europa non deve de-industrializzarsi”.

Tra gli altri punti del manifesto c’è anche la lotta all’immigrazione. Per questo il Ppe vuole vuole rafforzare il ruolo di Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera: “Il suo mandato dovrebbe concentrarsi su tre priorità: prevenire l’immigrazione illegale nell’Ue, aiutare gli Stati membri a rendere sicure le frontiere esterne dell’Ue e aumentare i rimpatri dei migranti illegali nei loro Paesi. Perseguiremo attivamente un accordo su standard comuni per il monitoraggio delle frontiere esterne e sui finanziamenti necessari per l’attuazione di tali standard”. Un modo per rispondere agli attacchi della destra sovranista virando però a destra. Per Salvini e Le Pen non è tuttavia sufficiente. (Public Policy)

@davidallegranti

(foto cc Palazzo Chigi)