Letta-Calenda, c’è l’accordo. Ora Renzi rimane isolato

0

di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – Trovato l’accordo fra Azione/+Europa e il Pd per le prossime elezioni politiche del 25 settembre. Dopo due ore di incontro, Carlo Calenda, Benedetto Della Vedova ed Enrico Letta hanno dato via libera al patto: “Le prossime elezioni sono una scelta di campo tra un’Italia tra i grandi Paesi europei e un’Italia alleata con Orbàn e Putin. Sono uno spartiacque che determinerà la storia prossima del nostro Paese e dell’Europa. Partito democratico e Azione/+Europa siglano questo patto perché considerano un dovere costruire una proposta vincente di governo”, dicono i tre leader.

“Le parti si impegnano a non candidare personalità che possano risultare divisive per i rispettivi elettorati nei collegi uninominali, per aumentare le possibilità di vittoria dell’alleanza. Conseguentemente, nei collegi uninominali non saranno candidati i leader delle forze politiche che costituiranno l’alleanza, gli ex parlamentari del M5s (usciti nell’ultima legislatura), gli ex parlamentari di Forza Italia (usciti nell’ultima legislatura)”. La totalità dei candidati nei collegi uninominali della coalizione verrà suddivisa “tra Democratici e Progressisti e Azione/+Europa nella misura del 70% (Partito democratico) e 30% (+Europa/Azione), scomputando dal totale dei collegi quelli che verranno attribuiti alle altre liste dell’alleanza elettorale. Questo rapporto verrà applicato alle diverse fasce di collegi che verranno identificati di comune intesa”.

Sfuma insomma il progetto di un grande-piccolo centro politico fra Calenda e Matteo Renzi. Il leader di Italia viva rimane dunque isolato. D’altronde era stata la stessa Emma Bonino in un’intervista al Corriere della Sera a dire no a Renzi in coalizione. Ma secondo Maria Elena Boschi (in un tweet) Bonino ha detto no a Renzi “perché nel 2014 non è stata confermata ministro degli Esteri. Credo sia meglio costruire il Terzo polo anziché vivere di rancori personali”.

Il problema di Italia viva è che il Terzo polo rischia di non essere un polo. (Public Policy)

@davidallegranti