Lo Spillo

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ROMA (Public Policy)  di Enrico Cisnetto – Nominalmente simili, sostanzialmente diversi. La “sospensione” delle cartelle esattoriali del fisco per le imprese in credito con la Pubblica Amministrazione non equivale assolutamente al regime della “compensazione” fra debiti e crediti. Al Senato, infatti, era inizialmente stato – con merito, una volta tanto – presentato e approvato dal Movimento 5 Stelle un emendamento al “Destinazione Italia” che prevedeva il congelamento per un anno delle pretese del fisco nei confronti di destinatari che a loro volta potevano vantare un credito per un importo superiore o pari con il settore pubblico.

Una norma perfettibile, perché avrebbe dovuto introdurre la possibilità di detrarre anche crediti inferiori, allungare i tempi di applicazione della legge, estendere il beneficio a tutti i cittadini e non solo alle imprese; ma comunque una norma che portava al sostanziale riequilibrio fra Stato e cittadino, che almeno sotto il profilo fiscale cessava di essere suddito. Peccato, però, che sono arrivate due mannaie. La prima è quella della Ragioneria di Stato che, con contabilità ossessivamente aritmetica, ha posto il veto su una decisione politica per ragioni di bilancio. Insomma, la Ragioneria ha stabilito che lo Stato non può incassare meno di quanto previsto dalle norme nonostante che, a parti invertite, i cittadini devono spesso attendere anni prima che la pubblica amministrazione saldi i propri debiti con loro.

Eppure, i debiti dello Stato e delle amministrazioni periferiche verso le imprese ammontano a decine di miliardi e sono spesso vecchi di anni (in alcuni casi risalgono addirittura al 1988). Insomma, ancora una volta, la politica è stata sottomessa allo strapotere dei tecnici. Come dimostra una seconda e forse ben più grave mannaia che è caduta sui creditori dello Stato. Un emendamento al Destinazione Italia, approvato dalla Camera in settimana, dispone “nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, le modalità per la compensazione, nell’anno 2014, delle cartelle esattoriali a favore delle imprese titolari di crediti con la Pubblica amministrazione”. Sembrerebbe positivo, ma non lo è.

La previsione della “compensazione” (al posto della “sospensione”) sarà efficace solo dall’emanazione del decreto ministeriale attuativo. Intanto, però, il governo è saltato e, quindi, il decreto attuativo non ci sarà, sicuramente non nei 90 giorni previsti. Se anche, facendo un miracolo, il nuovo esecutivo lo dovesse varare, lo dovrà fare “tenendo conto equilibri di finanza pubblica”, il che equivale a subordinare il diritto dei cittadini alle esigenze del fisco. In pratica, se anche le imprese hanno un credito milionario con la pubblica amministrazione, devono comunque pagare tutto e subito l’importo chiesto dal fisco con le cartelle esattoriali. Senza un governo eletto, senza un parlamento veramente rappresentativo, senza l’equiparazione fra i diritti dei privati e le pretese del settore pubblico, il rapporto è quello fra sovrano e sudditi, non fra cittadini e amministratori.(Public Policy)