ROMA (Public Policy) – di Enrico Cisnetto – Con esattezza, quanto prenderemo di pensione? Nel turbinio di riforme strutturali e sentenze dei giudici, anche per il più esperto dei contabili è difficile calcolare l’ammontare esatto dell’assegno che lo accompagnerà durante la vecchiaia. Figuriamoci per un cittadino comune. Come illustrato nel question time alla Camera, il governo sta preparando un decreto legge per l’applicazione della sentenza della Corte costituzionale sulle pensioni.
L’operazione di restituzione delle mancate rivalutazioni avverrà con gradualità e per fasce di reddito, per un ammontare complessivo che dovrebbe aggirarsi tra i 4 e i 4,8 miliardi. Ma non è l’ammontare l’unica delle incertezze: i dettagli per i singoli pensionati, se la decisione dalla Consulta incida solo su quella norma specifica o anche su quelle precedenti, come ha spiegato il presidente dell’Inps, Tito Boeri; la possibilità che questo o altri provvedimenti vengano poi modificati in futuro da governi o tribunali. Insomma, su come costruire la propria vecchiaia, regna l’incertezza.
Quanto sia variabile lo scenario è testimoniato dal fatto che, in soli 3 giorni, 400 mila lavoratori sono andati sul sito dell’Inps a vedere quanto prenderanno di pensione tramite lo strumento “la mia pensione”, appena lanciato dal neo presidente. Esperienza copiata da quella ormai consolidata della Cipag, la Cassa di previdenza dei geometri, che ha da anni istituito, con lo stesso scopo, la “busta arancione”. Lo stesso presidente Cipag, Fausto Amadasi, ha ammesso che, sotto la spada di Damocle delle sentenze, è difficile programmare.
Eppure la Cipag ha provato a stabilizzare i conti anche nel lungo periodo, e non solo con la “busta arancione”: a partire dal 2022 la previdenza è stata impostata in modo da avere a regime un tasso di sostituzione del 50%, quota minima per la sostenibilità del sistema e standard europeo, tramite l’implementazione del montante contributivo con quello integrativo. Le novità introdotte della Cipag, poi, consistono nella gestione della previdenza complementare per i propri iscritti, nella possibilità di compensare crediti fiscali con debiti previdenziali, in un servizio di vigilanza sull’evasione/elusione contributiva che ha permesso ad oggi il recupero di 18 milioni.
Così, avendo “copiato” un primo strumento, anche le altre casse e l’Inps, potrebbero andare avanti, cercando di migliorare autonomamente un settore che politica e giudici sembra riescano solo a peggiorare. Visto che non sappiamo bene quanto prenderemo di pensione, possiamo almeno essere accontentati con qualche buon strumento di gestione previdenziale? In fondo, basta copiare. (Public Policy)
@ecisnetto