Lo Spillo

0

ROMA (Public Policy) – di Enrico Cisnetto – Se proprio devono esistere più livelli di governo territoriale, occorre che siano funzionali al sistema, non a se stessi, che sappiano essere collettori e propulsori delle energie delle comunità locali, non autoreferenziali rappresentanze politiche.

Il viceministro dell’Economia, Enrico Morando, durante l’esame della Stabilità in commissione Bilancio al Senato, ha aperto a interventi per “supportare gli enti di area vasta nell’adempimento delle funzioni fondamentali loro rimaste in materia di viabilità ed edilizia scolastica”.

Dopo anni di sbornia localista ora, per fortuna, alcune competenze sono già state tolte alle Province, mentre altre lo saranno (forse) alle Regioni. Questo, però, non cancella le istituzioni territoriali ed è giusto, allora, assicurare un coordinamento che fin troppo è mancato in questi anni di federalismo all’amatriciana.

Come conferma il ministero dell’Economia, 100 milioni di euro “sono effettivamente disponibili” per gli enti di “area vasta”, anello amministrativo di collegamento (o “rete di relazioni”) tra Province e Città metropolitane in grado di costruire una programmazione che superi gli ambiti comunali (troppo ristretti geograficamente, economicamente e finanziariamente) senza arrivare a quelli regionali, spesso sordi alle reali esigenze del territorio e perennemente alieni rispetto alla nostra storia.

Ridurre i livelli decisionali, centralizzare le funzioni, unificare le rappresentanze, aumenta la qualità e riduce i costi. Questo vale sia per la viabilità – che è sempre un collegamento tra zone eterogenee e distanti più di una semplice vallata – che per le scuole, dove gli interventi di edilizia, così come il rapporto tra didattica e popolazione, funzionano meglio su dimensioni che trascendono il semplice centro abitato.

Non solo. Anche il coordinamento del “localismo economico”, la fusione dei distretti, l’implementazione dei contratti di filiera possono superare le crisi di identità delle rappresentanze intermedie (prendete l’esempio della “soggettività mediopadana” presentato a giugno dall’Unione Parmense degli industriali).

Il federalismo unisce verso l’alto ciò che è diviso, non divide verso il basso ciò che è già unito. Per anni abbiamo decantato le lodi del territorio, senza capire che esso, a livello sia economico che istituzionale, agisce al meglio nella sua dinamicità e attraverso il coordinamento funzionale, non nell’arroccamento difensivo a difesa di identità e particolarismi. (Public Policy)

@ecisnetto