Milleproroghe, è una questione di fiducia: calendario e contenuti

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ROMA (Public Policy) – Domani, alle 8.30, in aula alla Camera inizieranno le dichiarazioni di fiducia sul dl Milleproroghe. La prima chiama inizierà alle 10.10. Lo ha deciso questa mattina la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Alle 11.30 circa inizierà il voto degli ordini del giorno, con prosecuzione dopo l’intervento del premier Giuseppe Conte sul Consiglio Ue e giovedì a partire dalle 9.

La questione di fiducia sul decreto (posta questa mattina in apertura di seduta) diventa così un nuovo banco di prova per la tenuta della maggioranza, decisamente traballante dopo lo scontro frontale tra Italia viva e tutti gli altri – Pd, M5s, Leu e lo stesso premier Conte – sulla prescrizione. Il passaggio politicamente è molto delicato, anche se a Montecitorio i numeri della maggioranza sono ampi.

Il Milleproroghe, che sembra esser diventato quasi una manovra bis, durante l’iter parlamentare è lievitato dagli iniziali 166 commi ai 434 finali. Dopo l’approvazione alla Camera andrà in Senato, per un passaggio praticamente “di ratifica” (il testo va convertito entro il 29 febbraio) e con il probabile ricorso a una nuova fiducia. Il testo “facilita” una eventuale revoca delle concessione ad Aspi stabilendo che “in caso di revoca, di decadenza o di risoluzione di concessioni di strade o di autostrade, ivi incluse quelle sottoposte a pedaggio, nelle more dello svolgimento delle procedure di gara per l’affidamento a nuovo concessionario, per il tempo strettamente necessario alla sua individuazione, Anas spa, può assumere la gestione delle medesime”. Inoltre, vengono ridotte le penali a carico dello Stato. Anche su questo punto i renziani la pensavano diversamente rispetto agli alleati, e hanno presentato (insieme a Fi) emendamenti per cambiare la norma, che tuttavia sono stati bocciati in commissione.

Da segnalare anche l’intervento del Governo per i lavoratori di aziende in crisi: nel decreto c’è la proroga della cassa integrazione straordinaria per i lavoratori ex Ilva (con uno stanziamento di 19 milioni per il 2020), una integrazione delle indennità – per un massimo di 20 milioni nel 2020 – per i call center, Cigs per un anno anche per le imprese che si trovano nelle aree di crisi industriale in Campania e Veneto, e mobilità in deroga per altre della aree della Campania e Venezia-Porto Marghera.

Via libera bipartisan all’emendamento che riporta in capo alle Regioni l’intero gettito del bollo auto riscosso sul loro territorio, mentre riguardo all’energia elettrica il mercato tutelato per le imprese terminerà nel 2020, ma per microimprese e utenti domestici il superamento rimane fissato al gennaio 2022. Nel dl c’è il ripristino di parte delle norme sulla trasparenza sugli stipendi dei dirigenti della Pa, che erano state cancellate suscitando le critiche dell’Anac, e la norma che concede più tempo ai titolari di concessioni per lavori o servizi pubblici per mettersi in regola con le nuove norme del Codice degli appalti. Infine, c’è l’assunzione di 1.600 ricercatori nelle università e il pacchetto della Salute che punta a fare fronte alla carenza di personale negli ospedali, permettendo ai medici di rimanere in servizio anche superati i 40 anni di attività (ma entro i 70 di età). (Public Policy) SOR-PAM