ROMA (Public Policy) – È stata incardinata in commissione Finanze alla Camera la pdl di Fratelli d’Italia, a prima firma di Giorgia Meloni, per la nazionalizzazione di Bankitalia (“Attribuzione a soggetti pubblici della proprietà della Banca d’Italia”). Il testo, in due articoli, vuole fare in modo che le quote di capitale di Bankitalia circolino solo presso soggetti pubblici, escludendo soggetti privati come le casse di risparmio, gli istituti di credito, gli istituti di previdenza e di assicurazione, le fondazioni bancarie.
La commissione Finanze, si apprende, procederà a un ciclo di audizioni in materia. L’esame comunque non dovrebbe cominciare prima della prossima settimana: la seduta di domani della VI commissione di Montecitorio è infatti stata sconvocata, e ancora non è stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti al testo.
Sulla pdl FdI potrebbe registrarsi un’apertura anche da parte del Movimento 5 stelle, che già nella scorsa legislatura aveva presentato un testo con le medesime finalità. La relatrice della pdl (la deputata M5s Francesca Ruggiero) parla infatti della “volontà di migliorarla”. Anche in questo ambito – dopo le tensioni nella maggioranza sulle proposte M5s per il sistema bancario, che si erano registrate durante l’esame del dl Carige – si assisterà probabilmente a un confronto con la Lega, che, al momento, non appare necessariamente favorevole alla proposta di nazionalizzare la Banca d’Italia. Anche se non si escludono possibili aperture.
I CONTENUTI DELLA PROPOSTA
La proposta Meloni prevede che, a decorrere dal 1° marzo 2019, le quote di proprietà della Banca d’Italia detenute da soggetti privati siano acquisite dal Mef al loro valore nominale, e che il Mef possa cedere le proprie quote esclusivamente a soggetti pubblici. Il compito di disciplinare le modalità di trasferimento delle quote acquisite dal Mef è affidato dalla pdl a un regolamento, da adottare – entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della proposta – con decreto del presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio di Stato.
La pdl prevede quindi di abrogare l’attuale assetto proprietario della Banca d’Italia, facendo venire meno le norme in materia introdotto con la riforma del 2013 (dl 133/2013, che ha rivalutato il capitale, che ora ammonta a 7,5 miliardi di euro, suddivisi in 300mila quote dal valore prestabilito di 25mila euro ciascuna).
continua – in abbonamento
GIL