BRUXELLES (Public Policy / Policy Europe) – La commissione Industria ed energia (Itre) del Parlamento Ue lavora a una risoluzione per chiedere alla Commissione europea una strategia globale per lo sviluppo dei piccoli reattori modulari (Smr) nell’Ue.
La settimana scorsa la proposta di risoluzione è stata presentata in commissione dal relatore, l’eurodeputato sloveno del Ppe Franc Bogovic. Il termine per la presentazione degli emendamenti è stato fissato per giovedì 21 settembre alle 12. Gli Smr sono reattori a fissione nucleare di potenza compresa tra 10 e 300 MW. Si basano su tecnologie esistenti e sono progettati per essere costruiti in fabbrica in maniera standardizzata e modulare. Hanno una capacità di potenza ridotta rispetto alle grandi centrali nucleari ma il vantaggio principale è che possono essere assemblati in fabbrica e poi spediti e installati in loco.
Attualmente 12 dei 27 Stati membri dell’Ue (Belgio, Bulgaria, Cechia, Finlandia, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Svezia) ospitano centrali nucleari sul loro territorio. Nel 2021, l’energia nucleare rappresentava il 13,1% del mix energetico dell’Ue e si stima che rappresenterà il 25% di tutta l’elettricità prodotta. “Gli Smr – sostiene il relatore, rifacendosi ad una relazione del servizio studi del Parlamento europeo – potrebbero essere utilizzati, tra l’altro, per la generazione di energia elettrica in aree remote con capacità di rete limitata o in aree in cui l’uso di grandi centrali nucleari tradizionali non è possibile. Gli Smr consentono di risparmiare sui costi e sui tempi di costruzione e di ridurre il fabbisogno di combustibile”.
Secondo l’europarlamentare sloveno del Ppe la sfida principale della diffusione degli Smr è l’incertezza derivante dal fatto che i progetti non sono ancora a uno stadio avanzato di maturità. “La comunità scientifica deve ancora testare e dimostrare i vantaggi previsti – evidenzia Bogovic -. Questo influisce sulla percezione del rischio e limita le dimensioni potenziali del mercato. Un’altra sfida è rappresentata dalla creazione di una solida catena di approvvigionamento”. Secondo il servizio studi del Parlamento Ue un altro vantaggio fondamentale è che gli Smr sono generalmente più sicuri, in quanto si basano su sistemi passivi (non è necessaria alcuna potenza o forza esterna per spegnere i sistemi) e hanno una bassa potenza operativa e pressione di esercizio. “Ciò – secondo la relazione – riduce il rischio di rilascio di radioattività nell’ambiente in caso di incidente”.
La risoluzione allo studio sottolinea il potenziale dell’energia nucleare e degli Smr nel contribuire agli obiettivi di energia pulita dell’Ue e nella sostituzione dei combustibili fossili. Il testo del relatore incoraggia l’uso degli Smr per la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio e riconosce il ruolo potenziale dei piccoli reattori modulari per la produzione di calore industriale e il teleriscaldamento. La risoluzione sottolinea che finora nessun Smr è stato messo in funzione a livello commerciale nel mondo, ma evidenzia anche che più di 80 progetti sono attualmente in diverse fasi di sviluppo in 18 Paesi. “L’Ue – si legge nella proposta di risoluzione – non dovrebbe quindi rimanere indietro nella corsa globale alla leadership nel futuro mercato degli Smr”.
Tra le richieste contenute nella proposta di risoluzione figurano: il lancio di una strategia industriale specifica per i Smr; l’istituzione di un processo europeo di pre-licenza basato su valutazioni di sicurezza comunemente accettate; esplorare e identificare in modo adeguato tutte le opzioni possibili per il finanziamento della produzione europea di Smr; inserire gli Smr tra le tecnologie riconosciute dal Net-Zero Industry Act; la creazione di una nuova impresa comune per i Smr; fornire regole uniformi per quanto riguarda la responsabilità dei proprietari di Smr per la gestione e lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi e per il riciclaggio del combustibile nucleare esaurito.