di Sonia Ricci
ROMA (Public Policy) – Undici articoli che dovrebbero mettere mano – di nuovo – alla macchina pubblica, anche su temi affrontati recentemente dalla riforma Madia. La ministra della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno starebbe studiando un nuovo pacchetto governativo da portare entro la fine dell’anno in Consiglio dei ministri o, al più tardi, all’inizio del 2019. Un provvedimento in cui al momento si contano una decina di articoli ma che potrebbe ‘espandersi’ con il passare delle settimane.
Quello allo studio è un disegno di legge delega che dovrà essere tradotto in decreti legislativi da scrivere entro un anno e mezzo all’approvazione del progetto di legge “madre”. A quanto si apprende, diverse norme dovrebbero riguardare il lavoro statale e i concorsi, i dirigenti, la valutazione del loro lavoro, la semplificazione burocratica, il Consiglio di Stato e l’edilizia ‘libera’.
SPINTA SUI CONCORSI UNICI
Per quanto riguarda gli statali, una parte del ddl si concentrerebbe sulla revisione del loro reclutamento riproponendo i concorsi unici. Questi già esistono per effetto delle norme Madia, almeno per il settore centrale (Inps, ministeri, etc), ma non sono automatici per i Comuni e Regioni. Per poterli attivare a livello locale, infatti, serve un’intesa tra lo Stato e gli enti territoriali. Un passaggio non di poco conto che la possima riforma punta a snellire, per rendere fattibili le ‘maxi’ selezioni su scala nazionale.
Passando ai dirigenti. Della loro selezione, invece, potrebbe occuparsene solamente la Scuola nazionale dell’amministrazione, con il mantenimento della prima e seconda fascia. Sarà riproposto il principio della rotazione dell’incarico (su cui aveva puntato anche la riforma Madia bocciata dalla Corte costituzionale per un difetto di legislativo), punti in più per chi ha ottenuto risultati migliori nell’ultimo triennio e verranno previste delle sanzioni nel caso di valutazione negativo. Il ddl delega si concentrerà molto sull’annosa questione delle ‘pagelle’. L’ufficio sarà giudicato complessivamente e a fare le spese delle inefficienze potrebbero essere per primi proprio i dirigenti. Il giudizio sarà dato sia da una commissione di esperti (sulla nomina non si hanno al momento dettagli) e quello degli utenti. Il grado di efficienza potrebbe avere delle conseguenze dirette sullo stipendio (in particolare, con la parte “accessoria” dello stipendio), gli incarichi da affidare e gli avanzamenti di carriera.
Insomma, si rimetterà mano ancora una volta al sistema nazionale di valutazione delle performance e, nel frattempo, sarà introdotta la rilevazione delle impronte digitali per la presenza in servizio (le norme sono contenute nel primo ddl a firma Bongiorno, detto “Concretezza“, all’esame del Senato). Un altro capitolo potrebbe rivedere il sistema della mobilità, sempre più necessaria in vista dei concorsi unici.
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@ricci_sonia