di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Elly Schlein fischiata alla festa del Fatto Quotidiano mentre rivendica il sostegno militare all’Ucraina. Poche ore dopo Giuseppe Conte viene omaggiato con vibranti ovazioni. Immagini rappresentative di un certo malessere del centrosinistra. La leader del principale partito dell’opposizione, infatti, deve costantemente giustificarsi per la propria politica estera di supporto al Paese di Volodymyr Zelensky (e non solo per quella), il che contribuisce a ridurre il suo potere contrattuale. Al punto tale che Conte ancora una volta ribadisce la propria diversità politica rispetto al progetto del Campo Largo.
Non è la prima volta che accade, non sarà l’ultima. E forse è soltanto un gioco delle parti. Fatto sta che il leader del Movimento 5 stelle ogni volta che può spiega perché fra Pd e M5s non ci può essere niente di testardamente unitario come rivendica la segretaria dei democratici. Con il Pd “non siamo alleati, stiamo costruendo un progetto politico per mandare a casa Meloni. Dichiararsi pregiudizialmente alleati rischia di indebolire, siamo una forza diversa, abbiamo una storia diversa dalla Quercia coi cespugli intorno”, ha detto Conte alla festa del Fatto, riferendosi alle vecchie coalizioni in cui spadroneggiavano i Ds.
“Attenzione, ogni giorno lavoriamo per costruire un progetto per contrastare questa destra estremista. Ma alleati saremo quando convergeremo sul progetto progressista, nero su bianco”, ha precisato l’ex presidente del Consiglio, negando che il suo obiettivo privato sia quello di tornare a Palazzo Chigi: “Per me non sarà mai una questione personale. Vogliamo lavorare per un progetto progressista serio che possa migliorare il Paese”. E ancora: “Possiamo suicidarci oggi appellandoci a una regola che ci faccia individuare astrattamente un candidato che poi non è competitivo? Volete portarci alla sconfitta? Non c’è un criterio per stabilire chi sarà il candidato premier. Se siamo una coalizione decideremo insieme”.
C’è poi il fronte interno del Pd, dove Schlein ha decisamente molti meno problemi. Conte è d’altronde più insidioso dei riformisti, in teoria potenziali avversari della segretaria del Pd. Al punto tale che resta aperta un’ipotesi su cui si sta ragionando nelle ultime settimane: ma se l’anno prossimo ci fosse un nuovo congresso del Pd, in anticipo quindi sulla scadenza naturale? Un’ipotesi legata ai risultati delle elezioni regionali che ci saranno tra poco.
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@davidallegranti





