Polonia e Ungheria (per una volta) difese dalla Corte Ue

0

BRUXELLES (Public Policy / Policy Europe) – L’imposta polacca sul settore della vendita al dettaglio e l’imposta ungherese sulla pubblicità non violano il diritto dell’Unione in materia di aiuti di Stato. Lo ha stabilito martedì la Corte di giustizia Ue che ha respinto le impugnazioni della Commissione europea e confermato le sentenze del Tribunale.

La Polonia e l’Ungheria avevano introdotto imposte dirette per le grandi imprese calcolate non sugli utili, ma sul fatturato, configurate secondo aliquote progressive. Nel 2016 la Polonia ha previsto che i venditori al dettaglio di merci al consumatore sono soggetti per il loro fatturato mensile eccedente i 4 milioni di euro ad un’imposta pari allo 0,8% per lo scaglione di fatturato compreso tra 4 e 40 milioni di euro e all’1,4% per lo scaglione di fatturato superiore. L’Ungheria aveva invece introdotto un sistema a doppia aliquota su coloro che pubblicano pubblicità (giornali, media audiovisivi, servizi pubblicitari): lo 0% applicabile alla quota di fatturato al di sotto di circa 312mila euro e il 5,3% per la quota al di sopra.

La Commissione aveva dichiarato entrambe le imposte incompatibili con il mercato interno, in quanto attribuiscono un indebito vantaggio alle imprese più piccole ‘sottotassate’ e costituiscono dunque un aiuto di Stato. La Polonia e l’Ungheria hanno impugnato le decisioni della Commissione dinanzi al Tribunale dell’Ue che ha annullato le decisioni della Commissione in quanto non ha ravvisato in nessuno dei due regimi fiscali vantaggi selettivi e dunque aiuti di Stato a favore delle imprese con minor fatturato. (Public Policy / Policy Europe) MDV