(Public Policy) – Roma, 11 ott – (di Ludovica Tartaglione)
Con la nuova legge di stabilità il Governo ha deciso di
stanziare 1,6 miliardi per finanziare la detassazione del
salario di produttività.
Si tratta di un provvedimento, già
introdotto in via sperimentale nel triennio 2008-2010, che
prevede sgravi fiscali sui premi di produzione e sulle
retribuzioni correlate agli incrementi di qualità,
innovazione, redditività ed efficienza organizzativa delle
imprese.
Che impatto ha questo provvedimento sulla produttività
delle aziende italiane? Risponde Emiliano Brancaccio,
economista e docente all’università del Sannio.
D. COSA PENSA DEL PROVVEDIMENTO?
R. Penso che provvedimenti di questo tipo non incidano
sulla produttività, che non dipende dalla possibilità di
detassare lo “stipendio aziendale”.
Dipende da ben altri
fattori che hanno a che vedere con la capacità di generare
investimenti e di aumentare i volumi di produzione.
Senza investimenti i volumi di produzione crollano e la
produttività, di conseguenza, precipita.
Se non vi è domanda
di merci, è ovvio che la produzione diminuisce e con essa la
produttività dei lavoratori. Si può detassare il salario
aziendale, ma poi se le imprese non vendono le merci non c’è
nessun modo di aumentare la produttività.
D. COSA SI PUÒ FARE PER FAR CRESCERE LA PRODUTTIVITÀ DELLE
IMPRESE ITALIANE?
R. C’è l’esigenza in questo Paese di superare lo slogan
“piccolo è bello”. In realtà piccolo non è bello. Le imprese
di piccole e piccolissime dimensioni rischiano, in una fase
di crisi profonda come questa, di sparire dal mercato.
È necessario, a mio avviso, introdurre misure che incentivino
la crescita dimensionale delle imprese e favoriscano i
processi di concentrazione dei capitali.
D. QUINDI QUALE DOVREBBE ESSERE LA PRIORITÀ DEL GOVERNO?
R. Il problema più urgente è quello di mettere in
discussione l’impostazione prevalente di politica economica,
fondata sull’austerità. Si tratta, infatti, di una
impostazione che, ad oggi, non ha portato a nessun
risultato.
Le politiche di austerità non solo peggiorano le
condizioni di sostenibilità e solvibilità delle imprese,
rendendo ovviamente più difficile la crescita della
produttività. Ma non risolvono nemmeno i problemi del debito
pubblico.
Non a caso il Fondo monetario internazionale ci ricorda
che, non solo per il 2012, ma anche per il 2013, il rapporto
tra debito pubblico e Pil continuerà a crescere, nonostante
le politiche di austerità attuate. (Public Policy)