Profughi e richiedenti asilo in Ue: l’Italia “lasciata sola” è una falsa verità

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di Carmelo Palma

ROMA (Public Policy) – Ci sono troppe false verità nel perenne braccio di ferro tra il Viminale e le navi delle Ong che prestano soccorso ai profughi nel Mediterraneo, tradotti a carissimo prezzo, su imbarcazioni precarie dalle stesse organizzazioni criminali a cui, nella loro veste ufficiale di autorità “legittime”, il memorandum tra Italia e Libia appena rinnovato affida il compito di arginare i flussi verso le coste italiane.

Le cronache di questi giorni, con le accuse reciproche tra l’Esecutivo e le organizzazioni umanitarie, rispecchiano uno schema ampiamente sperimentato dal Governo Conte I e replicato anche dai Governi successivi e rischiano di confondere il quadro di una situazione che non è semplice né da decifrare, né da gestire. Questa, però, è in larghissima misura diversa sia da come il Governo italiano continua a descriverla per giustificare la “linea dura”, sia da come l’opposizione del Pd e del M5s continua a rappresentarla per dissociarsi da una politica ostruzionistica verso l’attività delle Ong, di cui invece è stata sostanzialmente corresponsabile nelle scelte legislative e nelle decisioni di Governo ai tempi del Conte II.

La prima falsa verità riguarda il peso degli sbarchi dalle navi delle Ong, che negli ultimi anni sono stati mediamente tra l’11,5% (nei primi 10 mesi di quest’anno) e il 17,5% del totale (nel 2019). Si tratta nel 2022 di poco più di 10.000 persone a fronte delle quasi 90.000 giunte in Italia via mare. Qualunque discussione sul pull factor rappresentato dalla fiducia nel soccorso in mare da parte delle Ong non può quindi prescindere dal fatto che la grandissima parte degli sbarchi avviene in forma autonoma, ovvero dopo il soccorso di navi non appartenenti alle Ong.

La seconda falsa verità riguarda il quadro normativo, che, nella sostanza, dal Governo Conte I e dal decreto Sicurezza bis voluto da Matteo Salvini non è mai cambiato. Non è il nuovo Esecutivo ad avere forzato la mano. È stato il Governo demo-populista tra Pd, M5s e Iv ad avere lasciato praticamente intatte le norme che consentono al Governo Meloni di proibire l’ingresso nelle acque territoriali alle navi delle Ong e di decretare la politica dei porti chiusi.

Il decreto legge 130/2020 emanato dal Conte II (ministra dell’interno Luciana Lamorgese) non ha infatti sul punto modificato il decreto 53/2019 del Conte I (ministro dell’interno Salvini), continuando a prevedere la possibilità di “limitare o vietare il transito e la sosta di navi nel mare territoriale”, salvo “che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale”, quando le operazioni di soccorso non siano coordinate con “il centro competente per il soccorso marittimo” e non siano comunicate “allo Stato di bandiera ed effettuate nel rispetto delle indicazioni della competente autorità per la ricerca e il soccorso in mare”.

In modo meno appariscente e propagandistico, anche il Governo Conte II bloccò le navi delle Ong, in alcuni casi con fermi amministrativi ostruzionistici, in altri con divieti di ingresso e di attracco: come quello che nell’ottobre del 2019 colpì proprio l’Ocean Viking, una delle navi al centro delle polemiche di questi giorni, che attese per dodici giorni il permesso di sbarco degli oltre cento profughi a bordo.

La terza falsa verità, la più popolare e al contempo la più infondata, riguarda la presunta solitudine dell’Italia di fronte alle catastrofi politiche e umanitarie che riversano ogni anno centinaia di migliaia o milioni di disperati verso il continente europeo. Quella dell’Italia “lasciata sola” è una delle retoriche più ricorrenti, in forma ampiamente bipartisan, ma non trova nessuna conferma nei numeri. Alla fine del 2019 l’Italia era tra i Paesi europei che ospitavano meno profughi in rapporto alla popolazione residente, circa tre ogni mille abitanti. La Germania ne ospitava cinque volti di più, Malta – che sulla stampa italiana ha guadagnato una fama di Paese cinico e spietato contro i naufragi – sei volte di più.

La media dei Paesi Ue era ben superiore a quella italiana, cinque ogni mille abitanti (dati UNHCR). Negli anni 2019, 2020 e 2021, sono state presentate in Italia circa il 6,5% delle richieste di asilo raccolte complessivamente nei Paesi Ue (dati Eurostat). Questi numeri confermano che il dato medio europeo, anche negli ultimi anni, è stato per abitante circa il doppio di quello dell’Italia, che ha un peso demografico nell’Ue a 27 superiore al 13% della popolazione residente. Visto che le navi delle Ong al centro della polemica con il Governo battono bandiera tedesca (Humanity 1) e norvegese (Geo Barents e Ocean Viking) la polemica in questi giorni si è direttamente rivolta agli Stati di Germania e Norvegia, accusate di riversare sull’Italia il peso dei soccorsi e dell’accoglienza.

Germania e Norvegia sono però due Paesi che ospitano in rapporto alla popolazione molti più profughi dell’Italia: la Germania sei volte, la Norvegia tre volte e mezza di più. (dati 2011, UNHCR). Anche considerando l’emergenza umanitaria oggi più grave, quella dei profughi ucraini, il contributo italiano è stato importante, ma nettamente inferiore a quello norvegese e tedesco. La Norvegia ha accolto in rapporto alla popolazione il doppio degli ucraini dell’Italia, la Germania oltre il quadruplo.

Il fatto che l’Italia sia oggi esposta lungo una frontiera fragilissima del confine europeo – non meno esplosiva, come abbiamo visto, di quella orientale – pone certamente al nostro Paese problemi molto seri, perché grandi flussi migratori sono sempre a un tempo una conseguenza e una causa di grave instabilità politica ed esigono una risposta europea articolata. È difficile però pensare che questa possa essere propiziata con manifestazioni e demagogie vittimistiche, che non faranno che fomentare nei partner europei risposte di chiusura, perché tutti gli Stati, nessuno escluso, hanno una “bestia nazionalista” da tenere a bada. (Public Policy)

@carmelopalma