di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – Matteo Renzi non deve avere particolarmente gradito il tentativo esplicito di Carlo Calenda di parlare ai ‘moderati’ per cercare di fare quello che al leader di Italia viva non è riuscito, almeno fin qui: un appello alle “armi” – politiche beninteso – che vada dai forzisti ai riformisti del Pd. Il senatore fiorentino ha dunque preso carta e penna, pardon, tastiera e computer, e nella sua ultima newsletter ha attaccato frontalmente Calenda per essersi di fatto – secondo lui – svenduto al Governo.
“Facciamo chiarezza, una volta per tutte, sul rapporto con Azione. Il fatto che Carlo Calenda abbia ‘promosso’ sul campo Giorgia Meloni è un fatto politico che va rispettato. Non lo condivido, ma almeno fa chiarezza, definitivamente. Non sorprende nessuno, intendiamoci. Azione non ha votato la sfiducia al governo sulla vicenda di Almasri, uno dei più clamorosi fallimenti di Meloni & Mantovano”. Azione, ha detto ancora Renzi, “ha ‘regalato’ alla maggioranza cinque eletti in due anni, cinque parlamentari di Azione scelti da Calenda (ed eletti ahimè con i voti del Terzo Polo) che oggi votano la fiducia alla Meloni. E quando dicono del voto a La Russa mentono sapendo di mentire come sa chi ha letto il libro e chi conosce la matematica. Forse per questo continuo supporto a Giorgia, Azione ha ricevuto dalla maggioranza una presidenza di commissione che a noi invece è stata negata pur avendo più parlamentari (Noi 15, loro 12): chi non disturba il manovratore viene sempre premiato”.
Questi numeri, ha aggiunto l’ex presidente del Consiglio, “chiariscono meglio di qualsiasi altra valutazione la realtà dei fatti. Ma poi c’è la politica, che va oltre la matematica. Dal palco Calenda ha elogiato la Meloni per la sua politica estera. Io ritengo Giorgia Meloni inadeguata anche (e forse soprattutto) in politica estera. Lo stiamo vedendo in queste ore. Meloni ha usato il palco di Azione per ribadire la sua posizione su Vance e sull’America, ricevendo applausi a scena aperta. Sono contento per lei. Io rivendico il dovere di dire che noi stiamo da un’altra parte. Per Calenda la Meloni è una brava leader, per me una pessima influencer”. Finalmente insomma “si capisce cosa divide Azione da Italia Viva: non più il carattere o un trattato di psicologia, ma la politica e il giudizio sulla Premier. Loro applaudono la Meloni, noi no. Tutto qui”.
Non finirà qui, naturalmente. D’altronde, nell’ex Terzo polo gli stracci volano da sempre. (Public Policy)
@davidallegranti





