di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – Mentre scrivevo queste righe, il Governo non era ancora caduto. Elio Vito, invece, sì. La Camera ha dato via libera alle sue dimissioni mercoledì, e da allora è tutto un chiedere al dio Twitter: “Dacci oggi il nostro Elio quotidiano”. E il dio ce lo restituisce, mentre brinda alla libertà, mentre ci ricorda che d’ora in poi starà “con le persone discriminate per l’orientamento sessuale e per l’identità di genere, con i consumatori che vengono arrestati se anziché andare dallo spacciatore coltivano cannabis, con chi non ha reddito, con chi non ha cittadinanza, chi non ha diritti”.
E allora, per dirla alla Vittorio Sgarbi, “viva Elio Vito, anche quando sbaglia” (e per noi non sbaglia, non sbaglia mai dopo aver sbagliato tutto). Ai suoi (ex) colleghi parlamentari ha fatto un discorso breve ma chiarissimo. Forza Italia? “Ora si definisce un partito cristiano – viene da ridere -, ha un leader che non è libero e dirigenti intolleranti e dispotici, interessati a perpetuare il loro piccolo potere, ma non sputerò nel piatto dove ho mangiato per la semplice ragione che io, nel piatto, non ho mangiato“.
Matteo Renzi? “Vorrei dire a qualche collega, a qualche senatore, che non occorre una legge, c’è già la Costituzione a dire che il parlamentare rappresenta la Nazione e non può, quindi, prendere, a nessun titolo e in nessuna forma, soldi da un altro Stato. Non può fare conferenze a pagamento, non può farsi anticipare il costo dei biglietti! Ma io non voglio dare lezioni a nessuno: non sono un professore, sono uno studente e ho la stessa voglia di imparare che avevo quando sono entrato in Parlamento”.
La politica e i diritti? “Sento dire che non dovremmo affrontare temi divisivi: e cosa ci stiamo a fare, allora? E perché poi i diritti sono divisivi? Perché c’è oggi una differente visione della società, non tra destra e sinistra, ma tra chi i diritti vuole difenderli e conquistarli e chi, invece, vuole calpestarli”.
Buona lotta, Elio. (Public Policy)
@VillaTelesio