di Gaetano Veninata
ROMA (Public Policy) – “Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrare spazio con un accordo tam-tuuumb ammutinamento di 500 echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo all’infinito nel centro di quei tam-tuuumb spiaccicati (ampiezza 50 chilometri quadrati) balzare scoppi tagli pugni batterie tiro rapido violenza ferocia regolarita questo basso grave scandere gli strani folli agita-tissimi acuti della battaglia furia affanno orecchie occhi narici aperti attenti forza che gioia vedere udire fiutare tutto tutto taratatatata delle mitragliatrici strillare a perdifiato sotto morsi shiafffffi traak-traak frustate pic-pac-pum-tumb bizzzzarrie”*.
Fin qui, la cronaca parlamentare della settimana.
E poi c’è Gianni Cuperlo (Pd): “Il presidente Foti (FdI) ha ricordato un aneddoto abbastanza noto. Giancarlo Pajetta esce dall’aula e apostrofa un parlamentare residuo dicendo: ‘Quando esci, spegni la luce’. Ma, presidente Foti, posso sbagliare – credo di no -, non si trattava dell’onorevole Giorgio Almirante; si trattava di un anonimo e sconosciuto esponente monarchico. Sa perché, per il suo tramite, presidente, lo dico al presidente Foti, Pajetta non avrebbe detto ad Almirante: ‘Quando esci, spegni la luce’? Perché Giancarlo Pajetta era consapevole che Giorgio Almirante aveva sostenuto un regime che quest’aula l’aveva spenta davvero, per vent’anni, e la luce non era stata più riaccesa. Giancarlo Pajetta, come esponenti della Democrazia cristiana, del Partito socialista, delle forze laiche repubblicane, aveva partecipato alla lotta per riaccendere la luce di quest’aula, nel nome di un’Italia unita, che voi oggi state drammaticamente mettendo in discussione”. (Public Policy)
@VillaTelesio
*da Zang Tumb Tumb, poesia di Filippo Tommaso Marinetti (1914)