Resocónto – La triste isola

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di Gaetano Veninata

ROMA (Public Policy) – “Arrestato il 23 giugno 1939 dall’Ovra, fu inviato al carcere, e poi, allo scoppio della guerra, al confino nell’isola di Ventotene. Ne uscì nell’agosto del 1943, e l’8 settembre, nel momento in cui il ventennio tragicamente si chiudeva nella vergogna e nella catastrofe, egli fu subito alla testa della gioventù che prendeva la via della lotta armata contro gli oppressori tedeschi e i traditori fascisti”.

“Nel 1941 fuggì; ma, nuovamente arrestato, fu riportato in Italia, ove la polizia fascista lo inviò al confino di Ventotene“.

“Nel 1932 fu arrestato e condannato a 12 anni di carcere dal famigerato tribunale speciale fascista. Liberato nel 1937 per amnistia, fu confinato a Ventotene“.

“Io fui con lui, compagno di catena nel 1926, e lo lasciai nel 1930. Purtroppo nel 1941 lo ritrovai, ancora prigioniero del fascismo, nella triste isola di Ventotene“.

Sono solo quattro estratti diversi, di quattro parlamentari diversi, nei primi anni della Repubblica nata dalla Resistenza. Ricordi di compagni d’armi e di lotta antifascista. Una ricerca semplice, all’interno di un archivio importante; una parola, “Ventotene”, e tanti risultati.

Non solo, insomma, un ‘Manifesto’ da citare strumentalmente, opportunisticamente, da parte di chi in quell’archivio andrebbe a cercare negli anni precedenti alla nascita della Repubblica, diciamo nel ventennio prima. Per ritrovare – là forse sì – le proprie radici. (Public Policy)

@GaetanoVeninata