Resocónto – Le rivoluzioni hanno bisogno di qualche aggiustamento (pt.2)

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di Gaetano Veninata

ROMA (Public Policy) – Ci piacerebbe parlare d’altro, ma alla rivoluzioni non basta una giornata, non basta la presa della Bastiglia o del Palazzo d’Inverno. Serve la ghigliottina, a volte. O dei microfoni nuovi.

Anna Ascani (presidente di turno): Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l’onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

Enrica Alifano (M5s): Grazie, presidente. Tra l’altro, il Movimento…(non si sente più nulla; Ndr)

Ascani: Aspetti, onorevole. Colleghi, lo dico a beneficio di tutti: c’è un secondo in cui si accende e si spegne il microfono. Deve aspettare che sia fisso. Lo so che i microfoni nuovi…prego.

Una cosa che non cambia mai, invece, è il livello culturale dei nostri eletti, la forza della loro retorica.

Francesco Emilio Borrelli (Avs): Noi ve lo diciamo ad alta voce: le Marche non sono l’Eldorado di speculatori e monnezzari; le Marche vanno salvaguardate, vanno protette. Raffaello non immaginava di farsi un percorso sulla sua Urbino davanti a una grande discarica.

Andrea De Priamo (FdI): Stiamo facendo un passo importante senza paura, ma anche senza leggerezza, verso un futuro che in realtà è già presente e che era nella mente umana già da decenni, se è vero, senza scomodare Asimov o la letteratura distopica, che si parla di intelligenza artificiale già in un articolo di Alan Turing, inventore del computer nel 1950.

Luigi Spagnolli (Autonomie): Con il tempo la scrittura è diventata uno strumento di conservazione di informazioni sui più diversi supporti: dalle tavolette al papiro, alla carta fino ai supporti magnetici e digitali, ma sempre e solo per conservare le informazioni. Questo con l’effetto, però, come paventava Platone, di far venir meno in tanti individui la capacità di ricordare nel proprio di dentro. Oggi, con l’intelligenza artificiale, l’uomo si abituerà non solo a non più ricordare, ma anche a non più elaborare riflessioni sulla base di conoscenze dal di fuori, perché una macchina produrrà per lui le riflessioni che finora ciascuno faceva nel proprio di dentro, facendo in tal modo degenerare quella componente umanistica dell’essere umano che però, guarda caso, è sempre più richiesta ai candidati nelle selezioni per attività dirigenziali o anche tecniche specialistiche. Vi è il rischio di indurre gli esseri umani a trasformarsi in individui non pensanti. È evidente che non si può fermare il progresso, signor presidente, ma sarebbe fondamentale sapere quali possono essere i problemi che ne conseguono e prepararsi a risolverli. Certamente, chi ha inventato l’intelligenza artificiale non se ne preoccupa, come fece Theuth con la scrittura. (Public Policy)

@GaetanoVeninata