Resocónto – Non è l’elmo dei Vigili del fuoco

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di Gaetano Veninata

ROMA (Public Policy) – Questo venerdì dovete avere pazienza e leggere fino alla fine. Sarà un Resocónto più lungo del solito (molto più lungo), perché bisogna essere precisi quando si parla di amministrazione della giustizia, di carceri, di polizia penitenziaria, di violenza di Stato. E di calendari.

Partendo da una cifra: 86, come i suicidi in carcere da inizio anno.

Question time in aula alla Camera. Il Pd interroga il ministro Carlo Nordio sulle “iniziative volte a tutelare l’immagine della Polizia penitenziaria, con riguardo a vicende relative all’edizione 2025 del calendario promosso dal DAP“, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

DEBORA SERRACCHIANI (PD): Ministro, questo è il calendario della Polizia di Stato (mostra alcune fotografie tratte dal calendario): vi sono poliziotti in ospedale con un bambino, qui abbracciano degli immigrati all’arrivo, qui ci sono i Carabinieri, sono sempre con un bambino, qui salvano un’anziana.

Calendario della Polizia penitenziaria, addestramento a marzo, addestramento commesso a terra e contenimento fisico di una persona con tre poliziotti addosso; aprile, agenti antisommossa con scudi, caschi e manganelli in bella vista; giugno, agente che spara al poligono; settembre, uomini con il volto coperto e con un mitra in mano. Qual è la differenza le chiedo, ministro? Perché dare questa rappresentazione della Polizia penitenziaria, che fa un lavoro durissimo, delicatissimo, a cui dobbiamo prestare anche un grande ringraziamento? Perché ministro questa rappresentazione? Se la Polizia di Stato dipende dal Viminale, quindi da Piantedosi, se i Carabinieri dipendono da Crosetto, quindi dalla Difesa, se la Polizia penitenziaria dipende da lei, ministro, la differenza la fa solo il ministro.

CARLO NORDIO: No, la differenza non la fa il ministro – a parte che anche nel calendario della Polizia penitenziaria vi sono rappresentazioni, per così dire, “pacifiche”, e anche negli altri calendari vi sono rappresentazioni di elementi armati -, la differenza la fa l’immagine della giustizia. La giustizia, come sapete, reca la bilancia e la spada. La bilancia senza la spada sarebbe impotente, ma la spada senza la bilancia sarebbe arbitria. Ecco, occorre coniugare entrambe le cose. La spada, oggi, è sostituita dalle armi da fuoco e non c’è nulla di strano se questo è accaduto, vista l’evoluzione tecnologica. Le armi sono elementi neutrali, sono buone nelle mani di chi vim vi repellere licet, vuole respingere la forza con la forza, sono cattive nelle mani dei rapinatori.

Ma la guerra in quanto tale risuona in tutta la storia della nostra Nazione, dal Risorgimento alla Prima guerra mondiale, alla Resistenza. Risuona, nientemeno, che nel nostro Inno nazionale: “dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa” è l’elmo di Scipione l’Africano, di un guerriero, non è l’elmo dei Vigili del fuoco; “stringiamoci a coorte, siam pronti alla morte”, la coorte era il battaglione o era, comunque, la compagnia dell’esercito romano.

Vorrei anche aggiungere – e questa è una buona occasione per ricordare la sacralità del nostro inno – che “dall’Alpi a Sicilia dovunque è Legnano, ogn’uom di Ferruccio ha il core, ha la mano”, cioè dalle Alpi alla Sicilia è tutta una battaglia di Legnano, e il cuore di Francesco Ferrucci, che, come sapete, è morto in armi; “i bimbi d’Italia si chiaman Balilla”, questo è scritto (proteste dei deputati del Pd) …

FEDERICO FORNARO (PD): Che c’entra?

PRESIDENTE. Per cortesia!

NORDIO: L’Inno d’Italia?

PRESIDENTE. Per cortesia, per cortesia signori.

NORDIO: Non lo so, se vuole mandare al macero l’Inno di Mameli …

FORNARO: Al macero deve andare… Non ci prenda in giro! Parlavo del calendario!

PRESIDENTE. No, no, cortesemente colleghi.

NORDIO: Allora, stavo appunto concludendo, se mi è data la cortesia di concludere, che la giustizia è rappresentata – ripeto – non solo dalla bilancia e dalla spada, ma da un motto latino, che è inciso in molti palazzi di giustizia, a cominciare da quello di Parigi: “Gladius legis custos”, ossia che la spada che è custode della legge. La nostra Polizia penitenziaria, alla quale va il mio omaggio, il mio reverente ossequio, che lavora in condizioni, purtroppo, anche molto difficili, vista la documentata violenza che molto spesso viene esercitata nei loro confronti, ha il diritto di difendersi. Se questo viene rappresentato nel modo che oggi la tecnologia consente, gli scudi che qui dentro ci sono, e se serve, purtroppo, anche l’arma da fuoco questa è soltanto una garanzia del rispetto della legge e della nostra sicurezza. (Public Policy)

@VillaTelesio