ROMA (Public Policy) – Il disegno di legge, approvato a dicembre 2023 dalla Camera, che delega il Governo a intervenire in materia di “retribuzione dei lavoratori” è approdato martedì in aula al Senato. Si tratta dell’ex proposta di legge unitaria delle opposizioni sul salario minimo che, tramite un emendamento di maggioranza, è stata trasformata in una delega al Governo.
L’esame in commissione Lavoro a Palazzo Madama si è concluso mercoledì scorso. Respinti ovviamente tutti gli emendamenti che le opposizioni avevano presentato e che ripresenteranno in assemblea. Il testo elimina ogni riferimento all’introduzione di un salario minimo in Italia, puntando invece sul rafforzamento della contrattazione collettiva.
In particolare, il Governo è legato ad intervenire in materia di retribuzioni entro 6 mesi dall’entrata in vigore della legge. I decreti legislativi da adottare dovranno garantire ai lavoratori un “salario giusto ed equo” che però non è determinato ex legge (come sarebbe stato il salario minimo legale), ma è variabile perché definito dalla contrattazione collettiva. Per farlo, si cercherà di estendere a questi settori lavorativi non raggiunti da contrattazione il contratto collettivo della categoria più affine.
“Adesso la delega va esercitata, ma la stiamo già esercitando di fatto. Perché il taglio del cuneo fiscale non è al di fuori di questo contesto”, ha commentato a Public Policy il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon (Lega) dopo il via libera da parte della commissione. “Alcune azioni, quindi, le abbiamo già messe in campo. Poi ci sono altre azioni che possiamo mettere in campo: dal rinnovo contrattuale nel momento stesso in cui scade, alla incentivazione alla defiscalizzazione del rinnovo contrattuale, fino alla incentivazione di una flat tax sulla contrattazione di secondo livello”, ha aggiunto l’esponente del Carroccio. (Public Policy) GPA