Il ‘nuovo’ Pd: Schlein parte dai diritti, Bonaccini dalla cautela

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di David Allegranti

ROMA (Public Policy) – “Siamo ancora qui, più forti e uniti, e stiamo arrivando. Sarà questa per noi una nuova primavera”, ha detto Elly Schlein all’assemblea che formalmente l’ha incoronata nuova segretaria del Pd. “Diecimila iscrizioni in una settimana”, ha affermato Schlein annunciando la prosecuzione della fase costituente e le future battaglie del Pd. Dalla lotta alle diseguaglianze all’emergenza climatica, alla precarietà. “Da oggi, chi ha votato chi, non conta niente”, ha detto Schlein chiedendo il sostegno anche di chi ha perso, come Stefano Bonaccini, eletto presidente del partito (le due vice sono Chiara Gribaudo e Loredana Capone): “Sarò la segretaria di tutte e di tutti, anche di chi non mi ha sostenuta”, ha aggiunto lanciando anche un appello alle altre opposizioni, dal M5s ad Azione.

Non mancano naturalmente i diritti, cavallo di battaglia di Schlein fin dal suo avvio alla politica: “Per la comunità Lgbtq+, c’è bisogno di continuare a insistere per una legge contro odio e discriminazione, è il minimo sindacale in Europa, ed è sorprendente che dobbiamo stare ancora a lottare e a discuterne”, ha detto, spiegando che “i diritti civili e sociali stanno insieme perché le persone che vengono discriminate per quello che sono, sono anche persone che lavorano, pagano le tasse, fanno impresa, e fanno molta più fatica ad accedere ai servizi e al lavoro. Sono storie quotidiane di discriminazione davanti a cui non dobbiamo dormire la notte. La società più sicura è quella che non discrimina, non marginalizza, non lascia indietro nessuno”.

Non è mancato un riferimento, diretto, alla vita del Pd: “Anche dentro di noi abbiamo dei mali da estirpare, anche dentro di noi non vogliamo più vedere stranezze, cose irregolari, sui tesseramenti, non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari”. Un riferimento in particolare a quel che succede nel Mezzogiorno, dove il Pd è rimasto ostaggio in questi anni dei vari Vincenzo De Luca e Michele Emiliano; problema annoso, tuttavia, che nessun segretario è mai riuscito ad affrontare risolvendolo. Un messaggio lanciato già durante la campagna congressuale e Schlein però dovrebbe rivolgere anche al folto gruppo dirigente del vecchio Pd che l’ha sostenuta, a cominciare da Dario Franceschini. “Ne va della credibilità del Pd su cui non sono disposta a cedere un millimetro”. Dopodiché, un grande classico di chi guida il Pd appena conquista il potere: dice, Schlein che nel suo Pd ci saranno le persone “più competenti”, non quelle “più fedeli”.

Schlein annuncia di voler tornare nei luoghi dove il Pd ha smesso di andare e nei luoghi presidiati dalla destra-centro: “Dobbiamo farci trovare dove non ci aspettano”. In effetti sono molte le zone periferiche di varie città italiane, governate oggi dagli avversari, in cui il Pd prima di perdere aveva smesso di andare. Prendiamo il caso di Pisa (si vota tra poche settimane), che dal 2018 è governata dalla Lega, che alle amministrative prese il 25 per cento, con punte del 40 per cento nei quartieri popolari: molti elettori di centrosinistra cinque anni fa votarono per la destra, spiegando di non riconoscersi più in un Pd che aveva anche smesso di farsi vedere da quelle parti.

E gli sconfitti? C’è un misto di cautela e apertura di credito. Anche se non mancano le preoccupazioni, come ha detto Graziano Delrio, ex capogruppo del Pd alla Camera e sostenitore di Bonaccini, in un’intervista domenica a La Stampa: “I cattolici sono molto preoccupati, ma ciò non si deve tradurre in sfiducia, bisogna dare una mano per mantenere la vocazione originaria del Pd come casa di tutti”. La nuova componente bonacciniana comunque non si scioglierà. Il neo-presidente del Pd l’ha detto chiaramente, e dalla sua nuova posizione politica (seppur con un ruolo operativamente non molto rilevante) potrà esibirsi nel controcanto qualora la nuova segreteria Schlein dovesse prendere una strada poco affine alla sua.

Domenica è stata approvata anche la nuova direzione nazionale del Pd, con 7 astenuti e 1 voto contrario. Tra le novità c’è ritorno – prevedibile e previsto – degli scissionisti di Articolo Uno, da Alfredo D’Attorre a Maria Cecilia Guerra. Dentro anche le (ex) Sardine, come Mattia Santori e Jasmine Cristallo. Tra gli altri entrano anche l’ex segretaria della Cgil Susanna Camusso, l’ideologo Goffredo Bettini, i sindaci di Brescia e Bergamo, Emilio Del Bono e Giorgio Gori, poi Pier Francesco Majorino, Andrea Orlando, Peppe Provenzano. Torna anche Livia Turco. Il Pd si sposta insomma naturalmente a sinistra, con l’intenzione annunciata di voler tenere “tutto insieme”. Da Schlein allo sconfitto Bonaccini è tutto un lanciare appelli all’unità, all’empatia. Ma la politica è divisione, è lotta per le proprie idee, è affermazione di identità che possono essere anche distinte e distanti. (Public Policy)

@davidallegranti