ROMA (Public Policy / stradeonline.it) – di Thomas Manfredi – I numeri Eurostat e Ocse descrivono l’Italia come fanalino di coda fra i paesi sviluppati per quanto riguarda la quota di laureati fra le giovani generazioni. Nel 2014 solo il 22% dei 25-34enni possedeva una laurea, contro una media Ocse del 40%. Non solo, la quota parte di laureati in materie scientifiche, tecnologiche o ingegneristiche, è decisamente bassa: solo il 20% dei laureati, contro una media Ocse del 24%, e il 31% della Germania.
Il fatto abbastanza sorprendente è che ciò avvenga in un paese a forte tradizione e vocazione manifatturiera. Il secondo paese europeo – dopo la Germania – in quanto a valore aggiunto nell’industria non sembra avere bisogno, come ci si aspetterebbe, di ingegneri, ricercatori e scienziati dei dati. La quota di laureati italiani sul totale dei laureati in materie scientifiche, tecnologiche o ingegneristiche dei paesi Ocse è più bassa della Francia (4% del totale contro il 6%). I cugini transalpini, simili sia per popolazione che per cultura, hanno a loro vantaggio una struttura imprenditoriale più favorevole, sebbene la grande industria manifatturiera stia cercando fra mille difficoltà di uscire da una crisi profonda.
La struttura industriale in questo caso favorisce i giovani laureati in scienze francesi, poiché la domanda di lavoro specializzato dalle grandi imprese porta a salari relativamente più alti che da noi, il che si traduce in un maggiore incentivo all’investimento in capitale umano specifico. Il mondo però non si ferma ad aspettare l’Italia. La spettacolare rincorsa cinese, divenuta la prima nazione manifatturiera al mondo, sta portando con sé una transizione altrettanto poderosa verso un sistema universitario fortemente orientato alle scienze e alla matematica: già oggi le nuove lauree scientifiche sono il 40% del totale. Per non parlare dell’India, notoriamente specializzata nell’ingegneristica elettronica e informatica.
La nostra scuola e il nostro sistema universitario non sono immuni da colpe. Discussioni surreali, slegate da qualsiasi dato empirico, scioperi, riforme solo a parole. Mentre il mondo corre, l’Italia cammina e manifesta con slogan da anni 70. Tempo di voltare pagina.(Public Policy / Stradeonline.it) STR
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