(foto Daniela Sala / Public Policy)
di Lorenzo Castellani
ROMA (Public Policy) – Il Governo Draghi ha superato l’estate senza particolari patimenti: il processo di vaccinazione dei cittadini è superiore alle aspettative di qualche mese fa e le polemiche sull’introduzione del Green pass si sono stemperate. Sul piano cronologico sono tre i momenti fondamentali del calendario politico dei prossimi mesi: le elezioni amministrative, la legge di Bilancio, l’elezione del presidente della Repubblica. Il voto locale, in termini di rilevanza sul piano nazionale, servirà più a bilanciare gli equilibri interni alle coalizioni e alla gestione delle alleanze che a fornire un’indicazione reale dell’orientamento dell’opinione pubblica. Le elezioni amministrative indicheranno qual è lo stato di salute dei rapporti tra Pd e Movimento 5 stelle e di quello tra Lega e Fratelli d’Italia. Il declino dei pentastellati è noto e di lungo corso, ma il consenso residuo del Movimento potrebbe risultare essenziale alla sinistra per vincere in quasi tutte le grandi città al ballottaggio. A destra, invece, un altro lungo e lento declino, quello della Lega di Salvini, potrebbe lasciare spazio all’exploit di Fratelli d’Italia.
Se guardiamo ai sondaggi locali il centrosinistra dovrebbe essere in grado di spuntarla in quasi tutte le grandi città al ballottaggio, ma questo eventuale successo non deve portare a conclusioni affrettate per quanto riguarda lo scenario nazionale. Da anni, infatti, le elezioni locali premiano la sinistra più che la destra e ciò avviene sia perché il radicamento territoriale del Pd e dei suoi alleati è migliore sia perché nelle grandi città i progressisti prevalgono sui conservatori praticamente in tutte le competizioni elettorali. Uno scenario che tende a cambiare quando si vota per le politiche, dove la coalizione di centrodestra può in genere contare maggiormente sugli indecisi e sul voto delle Province. Non a caso i sondaggi nazionali continuano a registrare una somma di consensi per Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia vicina al 50% con un margine abbastanza ampio sull’alleanza tra centrosinistra e 5 stelle.
L’altro appuntamento importante sarà invece la legge di Bilancio in cui il Governo Draghi dovrà confermare l’allocazione di fondi predisposta con il Recovery Plan. Tuttavia, la legge deve essere votata dal Parlamento e non sono pochi i rischi di dispersione delle risorse in micro-politiche e provvedimenti clientelari. In questa occasione si misurerà la serietà con cui i partiti avranno scelto di sostenere il programma di Draghi e al tempo stesso l’esecutivo sarà messo alla prova nella capacità strategica di evitare assalti alla diligenza. Draghi può giocare sempre di sponda con la Commissione europea per evitare che gli egoismi dei partiti prevalgano sugli obiettivi del Governo.
All’inizio del 2022 si giocherà invece la partita per la rielezione del capo dello Stato. Se guardiamo i numeri in Parlamento né l’alleanza di centrodestra né quella di centrosinistra hanno i numeri per arrivare alla maggioranza assoluta e dunque per eleggere il nuovo presidente sarà necessaria qualche forma di collaborazione tra schieramenti opposti proprio come è accaduto con la formazione del Governo Draghi. Lo stesso Draghi appare oggi tra i candidati più accreditati alla successione di Sergio Mattarella. Il centrodestra non ha un proprio candidato al Quirinale, Silvio Berlusconi è troppo avanti con l’età e tutte le altre figure hanno ben poche chances di elezione, e dunque è possibile che Lega e Forza Italia puntino sul super partes Draghi. Il centrosinistra, come spesso accade, ha troppi candidati e ognuno vittima del potenziale fuoco amico nel gioco incrociato tra correnti del Pd, Italia viva, Leu e Movimento 5 stelle. Quest’ultimo è ancora la prima forza numerica del Parlamento ma non ha più nomi-simbolo da lanciare al Quirinale né possiede personalità politiche con l’esperienza necessaria al prestigio dell’incarico in discussione e quindi deve necessariamente accordarsi con gli alleati di Governo su un nome terzo, non di sinistra e non di destra.
A questo punto c’è chi avanza dubbi rispetto a tale scenario poiché l’eventuale elezione di Draghi alla presidenza della Repubblica aprirebbe la strada alle elezioni anticipate nel 2022 con lo scioglimento anticipato del Parlamento ad opera del nuovo capo dello Stato. Tuttavia, questo presunto automatismo non è scritto nella Costituzione italiana. Le stesse forze politiche che sostengono l’attuale Esecutivo, o anche solo parte di esse, possono accordarsi per costituire un Governo che arrivi alla fine della legislatura. Sono diversi, infatti, i ministri con l’esperienza e la capacità necessaria per subentrare a Draghi e preservare la continuità del programma di Governo fondato sul Recovery Plan. Anche perché lo stesso Mario Draghi supervisionerebbe l’opera dal Quirinale. È uno scenario possibile anche perché nessun partito della maggioranza ha convenienza nel tornare alle urne da qui a pochi mesi.
MAPPA DEI RISCHI
a) Gli interessi costituiti. Il rischio prevalente è che nei prossimi mesi il Governo si ritrovi assediato dalle richieste di partiti, associazioni, corporazioni che cercheranno di difendere i propri interessi e dirottare i fondi europei verso le politiche pubbliche a cui sono interessati. La legge di Bilancio, scritta dal Governo, dovrà necessariamente passare dal Parlamento. E in quel momento l’attuazione del Recovery Plan e delle riforme ad esso collegate corrono il rischio maggiore. Sia un utilizzo di fondi improduttivo che un compromesso al ribasso che produca tante micro-politiche per soddisfare tutti sono pericoli concreti.
b) La coda della pandemia. L’arena politica sta già discutendo di ipotetiche restrizioni, didattica distanza, estensione del Green pass ed introduzione dell’obbligo vaccinale. La campagna vaccinale sta andando bene, con ritmi molto positivi. Tuttavia, l’intera maggioranza teme che i risultati del vaccino rispetto alle varianti del virus possano essere non pienamente efficaci. Se così fosse, la pandemia non sarebbe alle spalle come oramai crede gran parte dell’opiniona pubblica. I partiti della maggioranza, e il Governo stesso, si troverebbero a gestire un’altra situazione emergenziale dopo aver investito un grande capitale politico nella campagna vaccinale
c) Tra crescita e debito pubblico. Il rischio principale in questo ambito è legato all’evoluzione dello scenario europeo nei prossimi mesi. L’economia italiana sta crescendo in modo leggermente superiore alle aspettative, ma il debito pubblico del Paese ha raggiunto livelli record. Grazie alle politiche monetarie della Bce questo fardello è sotto controllo. Tuttavia, il Paese è sempre più dipendente dalle circostanze esterne: gli equilibri politici negli altri grandi Paesi europei, le scelte della Banca centrale, la direzione dei mercati. Il Governo, e su questo la maggioranza è unita, sembra propenso a chiedere la proroga della sospensione del Patto di stabilità e a premere sulla Bce affinché prosegua una politica espansiva. Se però le riforme italiane non riuscissero ad allinearsi ai tempi richiesti dai mercati o non trovassero una attuazione efficiente, il Paese potrebbe tornare sotto pressione sul piano dei titoli di Stato nei prossimi anni. (Public Policy)
(foto cc Palazzo Chigi)