Twist d’Aula
Bankitalia e l’inedito ruolo di Montecitorio

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di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – La mozione Pd su Bankitalia, improvvisamente presentata e approvata a Montecitorio, si presta a molteplici interpretazioni, ma non è casuale che arrivi a meno di due settimane dalla scadenza del mandato del Governatore. Soprattutto, se una sola Camera chiede una “figura più idonea a garantire nuova fiducia nell’Istituto”, si può creare un rivoluzionario precedente. Non è un segreto che tra Renzi e Visco non corra buon sangue.

E la “questione banche”, dal coinvolgimento di alcuni esponenti politici, passando per le accuse di scarsa efficacia dell’azione di Vigilanza, fino alla commissione di inchiesta parlamentare (e a quelle della magistratura), da ieri ha un nuovo capitolo. Che però tocca le istituzioni. Sembra che Boschi fosse l’unica a sapere del blitz. E pare che Padoan e Mattarella non volessero credere alla spregiudicata mossa finalizzata a marcare la “distanza” tra Pd e banche.

E anche se il segretario dem nega un ruolo nella vicenda – in questo la tecnica è la stessa usata per la fiducia sulla legge elettorale – è evidente quanto su Bankitalia ci sia stata “ingerenza politica” (Mattarella dixit). L’originale è sempre meglio della copia e anche i 5 stelle, per sfiduciare Visco, avevano presentato una loro mozione, che quella del Pd in parte ricalca, anche se in modo meno articolato e strutturato. Ma la teoria è la stessa: sulle crisi delle banche la colpa è delle istituzioni e dei vertici che c’erano prima. E che non hanno agito.

Il tema, scivoloso, è e sarà centrale nella campagna elettorale che ormai si è ufficialmente aperta. E sarebbe ordinaria amministrazione se non fosse che, per la prima volta, il Parlamento cerca di influire pesantemente sulla nomina dei vertici di via Nazionale. Una novità, quasi una rivoluzione, nei rapporti tra Bankitalia e politica. Il limite al mandato, oggi a sette anni, prima non era a vita, ma a tempo indeterminato e “salvo revoca”. E nessun governatore è mai rimasto in carica per più di 15 anni: Draghi 6, Fazio e Ciampi 12, Baffi 4. Alan Greenspan, per esempio, ha guidato la Fed per 18 anni. Perché, anche temporalmente, l’indipendenza dei vertici della banca centrale non è mai stata in discussione. Almeno in democrazia.

Adesso la palla torna in mano al Governo, che già nei giorni scorsi si era consultato con il Quirinale, come da procedura. Secondo le attuali regole, Bankitalia non deve solo essere “autonoma e indipendente”, ma è parte integrante del sistema europeo di banche centrali, e deve pertanto essere “impermeabile” all’influenza dei Governi, almeno a quanto disciplinano i Trattati Ue.

Ma si sa, la politica trova sempre delle strade che il diritto con contempla. Vedremo se nascerà il precedente secondo il quale una sola Camera avrebbe il “nuovo” e non previsto potere di intervento ax ante sulla scelta del Governatore. Intanto, da martedì 17 ottobre 2017, Montecitorio ha una inedita facoltà di parola. (Public Policy)

@GingerRosh