Twist d’Aula – La coppia è diventata disfunzionale. Il Colle corre ai ripari

0

(foto – DANIELA SALA/Public Policy)

di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Anche se non siamo ancora al “fate presto” invocato da Confindustria nel 2011, con lo spread che balla intorno ai 300 punti base dalle parti del Colle hanno da tempo cominciato a lavorare a tutti i possibili scenari e alle relative soluzioni. E se per la prima volta nella storia d’Italia si dovesse votare in autunno, la data prescelta potrebbe essere quella del 20 ottobre.

Anche perché la campagna per le Europee non si è accesa sui territori, ma tra i due fratellastri di governo. Non solo tra Di Maio e Salvini, che non si parlano più se non via social (come le coppie in rotta), ma anche molti altri temi: la giustizia e le inchieste su esponenti del centrodestra, il conflitto di interessi, salario minimo contro flat tax, la sicurezza che c’è o non c’è, fascismo e antifascismo, decreto Sicurezza bis, rimpatri, autonomia, gli emendamenti al decreto Crescita pro-famiglia presentati dalla Lega, la norma anti-raccomandati del decreto Calabria presentata dai grillini, lo Sblocca cantieri e così via.

Soprattutto i conti pubblici, la cui battaglia sul limite del 3% è solo un antipasto di quanto c’è sul menu. Il problema, infatti, è che in autunno c’è da approvare una manovra che solo per sedersi al tavolo chiede una fiche da 23 miliardi per il 2020 e di 27 per il 2021. Qualche soluzione di compromesso si può trovare, come il ritocco selettivo dell’iva a cui i tecnici del Tesoro stanno lavorando da tempo (altro che assorbenti…), ma certo nessuno è ansioso di mettere la firma in calce alla prossima legge di Bilancio.

E mentre tutto lo stato maggiore leghista lascia trapelare con sempre maggiore intensità la possibilità (e i benefici) di una rottura, tra i due vicepremier si sono invertiti i ruoli. Salvini fa il pompiere e Di Maio l’incendiario. E, come nelle coppie disfunzionali, entrambi si accusano di tradimento a vicenda: uno farebbe gli occhi dolci a Zingaretti, l’altro messaggini a Berlusconi. Difficile un tale matrimonio possa durare, quantomeno in modo sereno, per cui tra le ipotesi a cui sta lavorando il Quirinale c’è quella di una parentesi tecnica per scrivere la finanziaria e il ritorno al voto in autunno. Per l’appunto, il 20 ottobre.

Certo, nel brevissimo periodo c’è il Cdm, nel breve i risultati delle Europee e i relativi distacchi. Subito dopo, il 30 maggio, il processo per “spese pazze” a Rixi, viceministro sostenitore della Tav. Nel medio bisognerà poi valutare gli equilibri nel centrodestra e la voglia di rimanere in carica per tutti i parlamentari che non hanno chance di rielezione. Nel lungo periodo, infine, ci sono le nomine “pesanti” in scadenza nella primavera del 2020. Ma certo i nodi stanno arrivando al pettine e il Quirinale sta preparando lo shampoo. (Public Policy)

@m_pitta