Twist d’Aula – Dall’Emilia Romagna a Bruxelles, l’importanza degli orizzonti

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di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – L’importanza degli orizzonti. Mentre i 5 stelle si autoavvitano sull’Emilia-Romagna, il Pd cerca di capire che sapore abbiano le “sardine”, la maggioranza litiga nelle commissioni e il Governo è incastrato tra Ilva e Alitalia, il centrodestra prova a riorganizzarsi in chiave internazionale. In particolare, Salvini cerca posto tra i popolari europei, condizione indispensabile per la sua corsa a Palazzo Chigi. Anche se, finora, senza successo.

Il presidente uscente del Consiglio europeo, Donald Tusk, appena eletto alla guida del Ppe al Congresso di Zagabria, fa infatti sapere che l’ingresso della Lega nella grande famiglia è “al di là di ogni immaginazione”. I reiterati tentativi di aprire un dialogo, poi, vengono tranciati di netto da capogruppo degli euroscettici, Marco Zanni, e dal capo delegazione del Carroccio, Marco Campomenosi. E a Bruxelles la battaglia sul Mes viene interpretata come la dimostrazione che la Lega è (ancora) un partito anti- euro.

Tuttavia Salvini sa quanto i rapporti oltre-confine siano fondamentali anche in patria, per cui vorrebbe posizionarsi come Orban, dentro al partito, ma da dissidente. Ha infatti aperto ad appoggi esterni ai provvedimenti di Van der Leyen, Giorgetti sta lavorando ad un’intesa, utilizzando i suoi rapporti personali con Draghi e, Berlusconi, pur di riunire ancora una volta il centro-destra (anzi, il destra-centro) e andare al governo, ci sta provando in tutti i modi.

Per adesso nulla di fatto, ma l’appuntamento è fissato con il voto di fiducia sulla nuova Commissione del 27 novembre, il cui sostegno parlamentare non è così ampio. Anzi, è proprio risicato, per cui per la Lega si trova un’altra volta di fronte al dilemma su come votare. D’altra parte, a luglio i grillini avevano appoggiato la Van der Leyen, mentre i 28 eurodeputati leghisti no, condannandosi all’irrilevanza a Bruxelles (e a vedere Gentiloni nominato commissario). E, non a caso, quasi un mese dopo cadeva il Governo.

Salvini sta cercando di non perseverare nell’errore, rafforzandosi lì dove è più debole, cioè oltreconfine. Non è solo questione di spread che si alza con i giallo-verdi e scende con i rosso-gialli, ma la stessa inchiesta Metropol, infatti, ha mostrato la scarsa protezione internazionale del leader del Carroccio, visto che le rivelazioni sono evidentemente il frutto di qualche servizio (professionale) segreto. Che poi, basta allargare l’inquadratura per capire quanto i nostri destini siano sempre più legati al resto del mondo.

Questo Governo è nato quando Trump ha espresso sostegno per “Giuseppi” e dopo che dalle maggiori capitali europee sono arrivate diverse telefonate a Zingaretti per indurlo all’accordo. Prima di ciò, in ordine sparso, i viaggi di Di Maio tra i finanziari della city londinese in vista delle vittoriose politiche del 2018, i sorrisini di Merkel e Macron prima dello spread a 575 e delle dimissioni di Berlusconi nel 2011, ma possiamo parlare anche del sostegno internazionale (oltre oceanico) alle inchieste della magistratura che buttarono già la prima Repubblica. Senza parlare dei legami internazionali di Dc e Pci.

Che poi, anche nella inefficiente metropolitana di Roma succede una cosa curiosa: sulle scale mobili i passeggeri tengono la destra, lasciando libero il passaggio, a sinistra, per chi va di fretta. Un comportamento stile londinese, impensabile fino solo a qualche anno fa. Insomma, chissà che da Maastricht, insieme al “vincolo esterno”, l’Italia abbia importato anche molto altro. Forse è necessario guardare ad orizzonti un po’ più ampi, quantomeno europei. (Public Policy)

@m_pitta