di Massimo Pittarello
ROMA (Public Policy) – Un mese e mezzo di 2020 e solo un provvedimento approvato, tra l’altro la conversione di un decreto legge. Certo, gennaio non è mai stato un mese molto produttivo per l’attività parlamentare, e certo ci sono state le vacanze natalizie e le elezioni regionali che hanno paralizzato tutto, ma se allarghiamo l’inquadratura la sostanza non cambia. Con la tecnica del rinvio, della proroga e della procrastinazione adottata come regola ontologica da questa maggioranza, gli iter legislativi faticano ad arrivare a conclusione. Ed esplodono le anomalie.
Gli ultimi tre provvedimenti, infatti, sono stati il decreto Fiscale, la legge di Bilancio e ora il Milleproroghe (esame in corso). Che, sia per tradizione, sia per essere gli unici “treni” in grado di giungere a destinazione, sono provvedimenti omnibus in cui finisce dentro di tutto. Per cui, le incompatibilità per materia, il divieto di norme ordinamentali e tutti quei principi di correttezza giuridica da sempre sbandierati, di fatto saltano. Tanto che nel Milleproroghe sarebbe potuto finire anche il rinvio delle norme sulla prescrizione, se si fosse trovato l’accordo politico.
Tuttavia, è difficile stupirsi che si provi a infilare ogni cosa negli unici provvedimenti disponibili, visto che le altre occasioni sono assai scarse. Tornando indietro nel tempo, infatti, durante il Conte 2 sono state approvate 25 leggi, ma ben 16 erano ratifiche di trattati (i due terzi), quattro erano conversioni di decreti legge, una legge costituzionale sul taglio dei parlamentari, due leggi di bilancio e solo due leggi ordinarie. Un po’ pochino.
Per cui, più che il poco tempo di lavoro contabilizzato (a gennaio le Camere hanno dedicato solo 41 minuti all’attività legislativa), è impressionante la lista di attesa di testi che sono ormai in standby da tempo: consumo del suolo, vaccini, assegno unico, orari dei negozi, la delega appalti, le varie deleghe sulla semplificazione. E, visto che sono alle porte altre elezioni regionali, oltre che un referendum, bisognerà mettere le transenne e aspettarsi una lunga coda.
Se è fisiologico che certi provvedimenti restino impantanati per sostanziale assenza di convergenza (acqua pubblica e chiusure domenicali in primis), è sintomatico però che non si trovi mai l’accordo su nulla, nemmeno dove potrebbe esserci sintonia. Ora, oltre al Milleproroghe sono in scadenza il decreto Intercettazioni, quello sul sistema creditizio del Mezzogiorno (leggi: Popolare di Bari) e quello sullo spacchettamento del ministero dell’Istruzione. A parte quest’ultimo, proposte politicamente delicate. Per cui, forse, per tutti gli altri provvedimenti ad hoc sarà importante prenotare per tempo. Siamo a febbraio, ma chi è bravo pensa già alle vacanze. Che la lista d’attesa è lunga. (Public Policy)
@m_pitta