di Massimo Pittarello
ROMA (Public Policy) – Quelli che erano i “due Mattei” non sono più i “due Mattei”. E questo perché uno (Renzi) è consapevole che l’altro (Salvini) è la più grande garanzia che questo Governo ha di rimanere in carica. L’autorizzazione a procedere che Palazzo Madama ha concesso nei confronti del leader della Lega sul caso Open Arms (149 favorevoli, 141 contrari) è arrivata grazie al voto dei 18 senatori di Italia viva. Nonostante le intercettazioni tra magistrati che prendevano di mira il leader della Lega, Renzi ha cambiato opinione dimenticando il suo approccio garantista e la posizione presa in Giunta, quando espresse parere contrario al processo. Più che nel merito giudiziario o costituzionale della vicenda, la risposta a tale mossa sembra essere esclusivamente tattica. E cioè combattere Salvini per arrivare a Conte.
Il Conte due, infatti, è nato quasi un anno fa per evitare le elezioni e la vittoria che in quel momento sembrava scontata per il centrodestra a trazione sovranista. Tanto che da Washington, Berlino, Bruxelles, Parigi e perfino dal Vaticano arrivarono segnali e più che espliciti a sostegno dell’alleanza rosso-gialla (“Giuseppi”!). Insomma, tutto tranne Salvini a Palazzo Chigi. Ora i sondaggi sono cambiati, ma la “conventio ad excludendum” è rimasta la stessa. Specialmente in era ante-Covid Renzi ha più volte tentato di picconare il presidente del Consiglio, ma fintanto che Salvini guida il centrodestra con taglio sovranista, antieuro e russofilo, nessun altro Governo sembra possibile, nemmeno uno di “emergenza nazionale”. Per cui l’attuale resta solido, perché senza alternativa.
Non c’è dubbio che la maggioranza litighi di continuo. Alla Camera, le presidenze delle commissioni Giustizia e Agricoltura sono andate alla Lega grazie al voto segreto dei grillini che hanno preferito gli ex colleghi verdi agli attuali alleati rossi. Le frizioni sono su tutto, a partire dal Mes. Tuttavia, anche senza il contributo delle opposizioni, lo scostamento sul bilancio a Palazzo Madama è passato con un voto di fiducia che ha raggiunto la rassicurante quota di 170 voti (furono 171 per il Conte uno, 170 per il Conte due, 169 per Renzi e Gentiloni). Il Gruppo Misto, composto di 26 senatori (più di Italia viva e Fratelli d’Italia) ha facilitato le cose. Ma è evidente che per quanto ci sia maretta, la paura delle elezioni rende solido il patto rosso-giallo, almeno fino alle prossime regionali.
Finché è Salvini il leader dell’opposizione questo Esecutivo TINA (There Is No Alternative) è più solido anche perché puntellato dall’esterno: dal Vaticano, per la questione dei migranti. Dall’Europa, che dopo un passo avanti (per ora solo formale) come quello del Recovery Fund non ha interesse a ritrovarsi un sovranista in seno al Consiglio europeo. Ma anche dagli Stati Uniti, che hanno paura dell’amore per Mosca del segretario della Lega. Per questo dialogano costantemente con Giorgetti, che a sua volta dialoga con gli imprenditori del Nord, che tutto vogliono tranne che altre avventurose politiche antieuro o altri redditi di cittadinanza. Renzi lo sa, furbo com’è. E così nel giro di un baleno ha abbandonato il garantismo, rompendo la coppia dei “due Mattei”. Quell’altro, Salvini, è un’assicurazione troppo solida per Giuseppi. Che se la veda con le toghe che a Rignano hanno messo Chigi nel mirino. (Public Policy)
@m_pitta