Twist d’Aula – Una Manovra che non sposta. Meglio così

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di Massimo Pittarello

ROMA (Public Policy) – Ci sono i dettagli, tanti, discussi e discutibili. E poi c’è l’indirizzo, il senso di marcia della legge di Bilancio 2025, che come spesso accade ultimamente, è un senso lento, di una manovra che muove poco. Perché ormai gli investimenti passano su altri canali (vedi il Pnrr), le decisioni importanti sono prese altrove (Bruxelles), la fiducia nella sessione di bilancio è decaduta (non è un caso che delle ultime 8 manovre, solo una è stata modificata da entrambe le Camere) e che insomma, la Finanziaria non è più da tempo “la legge più importante dello Stato”. E, per eterogenesi dei fini, potrebbe anche essere positivo.

Leggendo il testo arrivato alla Camera, corredato da Relazione tecnica, emergono differenze rispetto agli annunci dati in conferenza stampa da Giorgetti e Leo. Per esempio, l’apporto per banche e assicurazioni non sarà di 3,5 miliardi ma di 5,8. E che, nonostante sia stato più volte ripetuto “non ci sono nuove tasse”, i clienti delle assicurazioni pagheranno sicuramente qualcosa di più, mentre per quelli delle banche non c’è ancora la certezza. Vengono poi alzate le aliquote ai 6 milioni di italiani che detengono cripto (anche se possono cavarsela usando gli Etf armonizzati), vengono ridotte le detrazioni per il lavoro dipendente oltre i 70 mila euro.

Quindi si, vengono alzate le tasse. Ma nel frattempo viene reso strutturale il taglio del cuneo per gli under 40mila. È confermata l’Irpef a 3 aliquote. Sono previsti tagli lineari al 5% (esclusa la Sanità, che riceve qualcosa in più solo per attutire l’effetto dell’inflazione), rinnovato e introdotto qualche bonus (per le nascite) e qualche sgravio ad hoc (per le famiglie). C’è ovviamente qualche misura populista, come il tetto ai manager pubblici. Ma in fondo nulla di nuovo: tagli lineari, un po’ di deficit, attenzione a qualche categoria. Si potrebbe definire una manovra di galleggiamento, che non guarda ai 1.200 miliardi di spesa pubblica, ai 3.000 miliardi di debito pubblico, alla crescita, agli investimenti, alla produttività.

Forse dobbiamo abituarci a questa impostazione e lasciare che la polvere delle polemiche si posi da sola (anche se alcune misure la polemica la attraggono). Il budget a disposizione delle manovra consente di distribuire solo qualche beneficio (dai bonus agli sgravi, dal ‘graduido’ agli incentivi). Spazio per le novità no c’è. Per le strategie forse, ma servirebbe la volontà. Allora, forse, essere banali e prevedibili confermando gli obiettivi di bilancio e spostando attenzione su delega fiscale e altri provvedimenti, protegge il Paese dalle turbolenze dei mercati. Anche solo per questo, e al di là delle singole misure che pure sono criticabili, l’immobilismo della legge di Bilancio potrebbe non essere necessariamente un male. (Public Policy)

@m_pitta