ROMA (Public Policy) – Chiedere al Governo cinese di rispettare i diritti umani. Fermare le violenze nella regione dello Xinjiang e bloccare la costruzione di nuovi “campi di concentramento” per la popolazione uiguri. Sono queste le richieste di Dolkun Isa, presidente del World Uyghur Congress, audito in videoconferenza giovedì mattina (1° ottobre) dalla commissione Esteri della Camera. Istanze che sono rivolte all’Italia ma anche all’Ue, la quale nell’ultimo summit (14 settembre) con la Cina ha espresso le sue preoccupazioni per il trattamento delle minoranze etniche e religiose nel Paese guidato da Xi Jinping.
“La situazione è disperata. La nostra comunità soffre incredibilmente le azioni cinesi, che minacciano l’esistenza stessa della popolazione uiguri. Soltanto negli ultimi 4 anni ci sono state milioni di detenzioni arbitrarie in campi di concentramento”, ha affermato Isa. Il leader uiguri ha sostenuto che si tratta “di una delle più vaste detenzioni esistite dopo la Seconda guerra mondiale” e che almeno “8 milioni di persone sono state sottoposte alla rieducazione”.
Tutto ciò sarebbe avvenuto “negli ultimi 3- 4 anni: almeno 1,8 milioni di uiguri sono detenuti nei campi di concentramento”. Isa ha raccontato che chi è uscito dai campi è in grado di testimoniare “l’ampio uso di torture e violenze a sfondo sessuale”. Almeno ”un milione di quadri cinesi è stato inviato all’interno delle famiglie uiguri per monitorare i comportamenti e le identità”.
“Il Governo ha perpetrato la sterilizzazione con misure di prevenzione delle nascite”, ha spiegato il leader uiguri. Inoltre “i bambini vengono separati dai genitori rinchiusi nei campi e indottrinati alla fedeltà al Partito comunista cinese”. Isa ha raccontato che queste “politiche rappresentano un attacco all’identità, alla storia e alla memoria. A tutto ciò che significa essere uiguri”. L’obiettivo “è quello di frammentare la nostra società, tagliare i legami sociali tra di noi”. Sono stati colpiti “artisti, professori e leader locali per rimuovere i simboli”. Oltre al fatto che è stato proibito “l’uso della lingua uiguri in molte scuole e luoghi pubblici“. Il leader politico ha spiegato che “esiste un programma di istruzione bilingue” ma che “incentiva soltanto il cinese mandarino”.
Per il leader uiguri sono in atto “gravi persecuzioni religiose: le più basilari espressioni dei sentimenti sono state vietate. Il Governo cinese ha efficacemente criminalizzato il velo islamico, le barbe lunghe, il possesso del Corano, il digiuno e le comunicazioni online tra amici sulla religione. Qualunque espressione al di fuori della moschea è stata vietata”. Oltretutto coloro che frequentano il luogo culto della religione musulmana “vengono colpiti e rinchiusi nei campi”. Dal 2017 in poi “ottomila moschee sono state demolite, altrettante danneggiate. Sono state rimosse le scritte in arabo dalle cupole”.
La persecuzione colpisce anche i più giovani: “Chi ha meno di 18 anni non può entrare nelle moschee e non può parlare la lingua uiguri. I genitori non possono insegnare la religione ai propri figli e i bambini che hanno padri e madri nei campi vengono condotti negli orfanotrofi dove devono dichiarare fedeltà al Partito comunista”, ha affermato Isa.
Il leader uiguri ha raccontato poi la sua esperienza personale: “Tutti hanno famiglie e amici di cui sentono la mancanza. Negli ultimi due anni ho perso entrambi i miei genitori. Hanno costretto mia sorella a denunciarmi”. Isa ha sostenuto che “anche al di fuori dalla Cina non siamo al sicuro: il Governo minaccia gli uiguri anche all’estero. Ci costringono a spiarci gli uni con gli altri anche nei Paesi europei. Utilizzano i nostri familiari nel Turkestan occidentale per controllarci”. Da “cittadino tedesco sono stato espulso dalle Nazioni Unite di New York. Mi è stato anche impedito di entrare in Turchia e India e una volta sono stato trattenuto anche in Italia”. Nel corso degli ultimi anni – anche se “apprezziamo l’impegno dell’Unione europea” – “il consiglio delle Nazioni unite non ha fatto alcuna risoluzione o sessione speciale sul tema. I Governi sono stati troppo timidi e riluttanti. L’ Italia non dovrebbe continuare a far finta di nulla con un Governo che continua a commettere atrocità. Firmando il Memorandum sulla Via della seta ha rafforzato i suoi legami con un governo genocida, che costituisce una minaccia per la sicurezza internazionale”, ha detto Isa, auspicando che “l’Italia si batta per i diritti umani”.
Una volta terminata l’audizione il presidente della commissione Esteri Piero Fassino (Pd) ha detto che ci si occuperà “del tema con un strumento di indirizzo – mozione o risoluzione – che la commissione esaminerà e adotterà”.