di David Allegranti
ROMA (Public Policy) – L’attentato a Donald Trump cambierà la storia delle elezioni presidenziali di novembre? Senz’altro ha già cambiato la storia della campagna elettorale. Il tentato omicidio dell’ex presidente degli Stati Uniti rafforza ulteriormente il legame di Trump con il suo elettorato peraltro già molto fidelizzato; fa cambiare la strategia comunicativa ai Democratici di Joe Biden, che hanno sospeso la campagna pubblicitaria contro Trump che stava per essere avviata con il lancio della convention dei Repubblicani a Milwaukee; interroga l’attuale presidente degli Stati Uniti una volta in più sull’opportunità della sua ricandidatura, una domanda stavolta accompagnata dall’iconografia trumpiana (il pugno in alto, il sangue all’orecchio). “L’impressione è che quelle immagini, e il coraggio dimostrato da Trump, gli daranno una formidabile spinta”, ha osservato l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta in un’intervista a La Stampa: “Quel che è successo rende ancora più fisica la campagna elettorale, sottolineando il tema della forza e della resilienza e al suo opposto, quello della debolezza, che è un tema caldo negli Stati Uniti”.
Gli Stati Uniti sono un Paese fortemente polarizzato e non è detto che il richiamo all’unità come Nazione, oggi, possa sortire qualche effetto concreto. Robert Pape, un politologo dell’Università di Chicago che ha studiato l’atteggiamento degli statunitensi nei confronti della violenza politica dopo l’attacco a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 da parte di una folla trumpiana, ha condotto un sondaggio sull’argomento il mese scorso. Il 10 per cento degli intervistati ha dichiarato che “l’uso della forza è giustificato per impedire a Donald Trump di diventare presidente”; un terzo di coloro che hanno dato questa risposta ha anche dichiarato di possedere una pistola. Il 7 per cento degli intervistati ha dichiarato di appoggiare l’uso della forza “per riportare Trump alla presidenza”; la metà di loro ha dichiarato di possedere armi.
La sparatoria al comizio di Trump “è una conseguenza del significativo sostegno alla violenza politica nel nostro Paese”, ha detto Pape al New York Times: “In effetti, da anni negli Stati Uniti si moltiplicano gli attacchi di lupi solitari motivati dalla violenza politica contro membri del Congresso di entrambi i partiti, funzionari federali e leader nazionali”. La violenza politica, dunque, è considerata una risorsa da una parte degli statunitensi, animata dalla sfiducia reciproca. Secondo un sondaggio dell’Università di Chicago del 2023, Trump è visto come una minaccia alla democrazia di gran lunga maggiore rispetto a Biden, con una differenza del 52 per cento contro il 33 per cento. Anche se più basso, il livello per Biden è ancora notevolmente alto. Gran parte (circa il 30 per cento) dei Repubblicani e dei Democratici ritiene che il loro “benessere sia gravemente” in gioco nell’esito delle elezioni presidenziali del 2024. Un numero molto maggiore di Repubblicani rispetto ai Democratici ritiene che le elezioni del 2024 siano già truccate contro il loro partito, con una differenza di 27 per cento a 11 per cento.
L’attentato a Trump nasce in questo contesto, dal quale non si può prescindere. Fin qui gli appelli allo stop alla violenza politica non hanno sortito effetti. Neanche dopo l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, quando la folla trumpiana negò il risultato ottenuto da Joe Biden alle elezioni presidenziali del 2020 e attaccò i vertici delle istituzioni statunitensi. Il clima di sfiducia d’altronde non è nato adesso, ma neanche quattro anni fa, quando pure il movimento trumpiano ebbe delle responsabilità nella costruzione del sentimento di delegittimazione istituzionale, fondato sulla retorica del complotto contro la vittoria di Biden alle elezioni. Resta da capire se Trump utilizzerà politicamente l’attentato per polarizzare ancora di più la pubblica opinione o se cambierà toni. Ce lo dirà la convention Repubblicana di Milwaukee che (giovedì) lo incoronerà candidato presidente degli Stati Uniti per il Grand Old Party. (Public Policy)
@davidallegranti