(Public Policy) – Roma, 3 mag – “L’Italia corre ancora un
grosso rischio: con un debito pubblico vicino al 132% del
Pil, anche una piccola deviazione dalla retta via fiscale
potrebbe creare panico sui mercati, proprio come nel 2011
quando Berlusconi era primo ministro. Un rischio ancora
maggiore” da quando il Cavaliere è tornato al governo
insieme al Pd. È quanto si legge in un editoriale non
firmato sul settimanale inglese The Economist.
L’opposizione del leader Pdl “all’austerità – si legge –
non è tanto razionale quanto viscerale, i suoi istinti
populisti lo rendono quasi incapace di prendere decisioni
impopolari”. Il discorso del neopremier Enrico Letta alla
Camera dei deputati, sottolinea l’Economist, “conteneva
molte cose buone. Ma, proprio come quando si doveva tirare
la cinghia sotto il suo predecessore Mario Monti, si è
basato più su aumenti delle tasse che su tagli della spesa,
in modo che la nuova enfasi sulla crescita è maggiore quando
si parla di riduzione fiscale e limitata per quanto riguarda
misure con poco costo finanziario ma con un impatto politico
pesante: privatizzazioni (che scandalizzano i sindacati) e
liberalizzazioni (che minacciano gli interessi di molti dei
sostenitori di Berlusconi)”.
Letta, conclude l’editoriale, non ha parlato della
“privatizzazione e ha allegramente sostenuto che le misure
per liberalizzare l’economia sono state già adottate”. Ha
concluso paragonando “i suoi connazionali a Davide. Ma non è
chiaro chi sia Golia. La crisi dell’euro? La signora Merkel?
O il gigante dei media italiani, il cui partito si è unito
nella standing ovation” al neo premier? (Public Policy)
GAV