AGENDA DIGITALE, LE PROPOSTE DEL PD

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AGENDA DIGITALE, LE PROPOSTE DEL PD

(Public Policy) – Roma, 29 gen – ‘Un buon punto di partenza,
che però avrebbe bisogno di essere esteso in molte
direzioni’. Questo il giudizio di Juan Carlos De Martin,
professore al Politecnico di Torino, dove ha co-fondato e
co-dirige il Centro Nexa su Internet e Società, sul
documento sull’Agenda digitale e l’innovazione (‘L’Italia
giusta, l’Italia digitale’) messo a punto dal Partito
democratico e pubblicato sul sito in formula ‘open’ (aperta
cioè a proposte e miglioramenti). Si va dal bisogno di nuovi
investimenti per la fibra ottica all’ampliamento del Fondo
‘Connecting Europe Facility’.

Per De Martin, tra i primi a commentare (e in realtà sono
15 in tutto, finora, tra cui il senatore Vincenzo Vita),
mancano alcuni temi come ‘diritti civili digitali, privacy,
wi-fi, neutralità della rete, ‘open access’ alle
pubblicazioni scientifiche, ‘open educational resources’,
creative commons, cultura digitale in genere e software
libero’.

PREMESSA: INNOVAZIONE È DEMOCRAZIA
Per il Partito democratico ‘il digitale è ‘il motore a
vapore’ di questo secolo’, ha un impatto ‘diretto e
indiretto su moltissimi degli elementi di rottura nel
sistema economico e sociale del nostro tempo: la completa
ristrutturazione del settore editoriale e dell’industria
dello spettacolo (pensiamo alla discografia), la rivoluzione
del settore turistico e del terziario, la ristrutturazione
del settore commercio, passando per le grandi trasformazioni
del settore bancario e di quello assicurativo e perfino di
quello agricolo/alimentare’.

Per raggiungere gli obiettivi prefissati, si legge, bisogna
investire nelle infrastrutture digitali ‘con il governo del
partenariato pubblico-privato e un utilizzo efficace dei
fondi europei, spesso negli ultimi anni sprecati o neanche
impiegati’.

L’ACCESSO ALLA BANDA LARGA
Per il Pd è ‘una condizione necessaria per un’Italia che
vuole riprendere a crescere economicamente ed essere più
competitiva’. Per il partito guidato da Pier Luigi Bersani
‘occorre un serio piano infrastrutturale ‘straordinario’,
che sappia modulare e integrare gli investimenti pubblici a
fondo perduto con quelli di investitori, pubblici e privati.

È indispensabile un piano del Governo che indirizzi i
comportamenti degli operatori, per fare sì che su questa
infrastruttura strategica per il Paese prevalga l’interesse
nazionale. Sono necessari un quadro amministrativo che renda
possibile gli interventi in tempi brevi e certi, un quadro
regolatorio pro-concorrenza e un serio coordinamento delle
iniziative intraprese dalle Regioni, per razionalizzare le
reti pubbliche e portarle a sistema’.

‘Per la realizzazione di
reti in banda larga fisse e in fibra nelle zone a fallimento
di mercato – si legge nel documento del Pd – bisogna
promuovere a livello europeo l’ampliamento del fondo
‘Connecting Europe Facility’, per facilitare gli
investimenti in reti fisse ad alta velocità anche garantendo
la sicurezza dell’investimento. Bisogna poi necessariamente
reperire (o almeno riservare) fondi e risorse pubbliche,
pari ad almeno 3 miliardi di euro nella prossima
programmazione dei fondi europei 2014-2020, per portare
connettività in fibra a quei servizi universali la cui
infrastrutturazione non può essere ulteriormente rimandata,
come la scuola e le strutture sanitarie’.

IL SISTEMA SCOLASTICO
‘Un’infrastruttura unica, di alta qualità e pubblica per un
servizio universale come quello scolastico che metta in rete
tutte le aule, non è solo un elemento di democrazia e di
reale accesso alle pari opportunità per tutti gli studenti
italiani – sottolinea il Partito democratico – ma anche un
concreto acceleratore per il drastico abbattimento del
digital divide in molte aree bianche del Paese.

Permetterebbe, inoltre, la nascita di un indotto industriale
innovativo e profittevole (contenuti formativi, dotazioni
tecnologiche, servizi didattici interattivi, editoria
digitale, ecc.)’.

LE CITTÀ INTELLIGENTI
– Ambiente: il Pd propone ‘sviluppo urbanistico basato sul
‘risparmio di suolo’, bonifica delle aree dismesse,
riduzione della produzione di rifiuti, loro valorizzazione
economica e potenziamento della raccolta differenziata;
riduzione drastica delle emissioni inquinanti connesse al
traffico privato, ottimizzazione delle emissioni
industriali, razionalizzazione della nuova edilizia;
software per la gestione razionale dell’illuminazione
pubblica, promozione, protezione e gestione del verde urbano.

– Mobilità: soluzioni avanzate di mobility management e di
info-mobilità per gestire gli spostamenti quotidiani dei
cittadini e gli scambi, anche commerciali, con le aree
limitrofe.

– Turismo e cultura: il patrimonio culturale va messo in
rete come ‘bene comune’.

IL PROBLEMA CULTURALE
L’Italia, ricorda il Partito democratico, ‘è agli ultimi
posti in Europa anche nell’utilizzo del web: nel 2011 solo
il 51% degli italiani ha usato il web regolarmente, contro
il 68% medio dei cittadini europei’. Per questo ‘agire
all’interno della scuola è un passaggio irrinunciabile,
anche perché gli interventi porterebbero benefici di
carattere ‘estensivo’: le nuove generazioni sono, infatti,
portatrici ‘native’ di cultura digitale che possono
positivamente influenzare le proprie famiglie’.

‘Per promuovere le competenze digitali anche fra le fasce
meno ‘digitalizzate’ della popolazione’, il Pd propone anche
in Italia l’istituzione del ‘Digital Champion, una figura
introdotta dalla Commissione europea con il compito di
essere un ‘evangelizzatore digitale’ in grado di trasferire
competenze e cultura, attraverso azioni mirate di
comunicazione sociale sul territorio e con particolare
riferimento alle classi d’età e sociali che sono rimaste più
indietro’.

IL SISTEMA ECONOMICO
Per questo settore, secondo quanto si legge nel documento
programmatico del Pd, ‘va potenziato l’e-procurement,
arrivando almeno al 30% dell’acquisto di beni servizi della
Pa in 3 anni, con un risparmio stimato dal Politecnico di
Milano, a regime, di 7 miliardi all’anno.
Contestualmente è necessario il rafforzamento
dell’e-commerce come volano per la crescita e l’export’.

‘A luglio 2012 la Camera aveva approvato all’unanimità in
Commissione un ddl bipartisan (tra i primi firmatari Paolo
Gentiloni) sull’Agenda Digitale con un pacchetto articolato
di misure molto più avanzato di quel che è riuscito a fare
il Governo 5 mesi dopo. Bisogna rafforzare le misure
d’incentivazione, sia modificando alcuni aspetti normativi
che oggi rappresentano un onere gravoso (ad esempio il
regime Iva differenziato per i libri digitali) sia
ipotizzando un’aliquota agevolata per il settore e-commerce,
per un determinato periodo di tempo finalizzato al suo
sviluppo. Soprattutto si deve puntare a incentivi per
l’utilizzo della moneta elettronica (ancora troppo scarso in
Italia) e per l’introduzione dei mobile payments’.

INDUSTRIA 2015
‘Start-up, università e grandi imprese – si legge – devono
essere coinvolte, insieme, nelle politiche dell’innovazione,
con uno strumento che rilanci ed estenda Industria2015.
L’innovazione non va considerata mera ‘comunicazione’, ma
deve coinvolgere maggiormente i dipartimenti di ingegneria,
di ricerca e sviluppo, di strategia, di business development
delle grandi imprese (a partire dalla leva strategica delle
ex imprese statali), in sinergia con il rilancio
dell’università’.

‘Il secondo decreto Sviluppo del 2012 ha di fatto
proseguito sulla strada dell’attività di semplificazioni
iniziate da Bersani quando era ministro dello Sviluppo.

Inoltre, se è vero che il recente decreto Sviluppo del
Governo Monti ha, per la prima volta nell’ordinamento del
nostro Paese, introdotto la definizione di impresa
innovativa (start-up)’, per il Pd bisogna ‘intervenire su
alcune lacune ancora presenti. Per prima cosa bisogna
urgentemente dare corso ai decreti attuativi per le
agevolazioni fiscali già previste per il 2013, 2014 e 2015,
e – soprattutto – correggere alcuni punti, troppo limitanti
e restrittivi, contenuti nell’attuale definizione di
start-up, con l’obiettivo di alleggerire il carico
burocratico’.

IL FOIA ITALIANO
Secondo il Pd, infine, l’Italia ‘ha bisogno di un piano di
estensione dell’opendata che doti le amministrazioni di
fondi e strumenti per rivedere le procedure di
pubblicazione, e di dare una tutela giuridica al principio
dell’accessibilità totale, adottando un provvedimento
analogo al Foia (Freedom of information act) che assicuri ai
cittadini il pieno diritto alla possibilità di consultare on
line tutti i documenti della Pa, all’insegna della massima
trasparenza a tutti i livelli istituzionali e
amministrativi, fatto salvo il segreto d’ufficio e il
segreto di Stato’.

Le proposte del Partito democratico: una Pa digitale in cui
cittadini e imprese possano adempiere in autonomia a gran
parte degli iter previsti, mentre il personale viene
aggiornato per erogare servizi e dare risposte in modo
nuovo; una Pa trasparente, che permetta a cittadini e
imprese di sapere a che punto sono le pratiche che li
interessano; una Pa decertificata, che non chieda più carta,
dati già in suo possesso o a disposizione di altre
amministrazioni pubbliche. (Public Policy)

GAV