Riforma del lavoro statale: i dieci casi per licenziare

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di Sonia Ricci

ROMA (Public Policy) – Falsa attestazione della presenza in ufficio o certificato medico falso, assenza non giustificata per più di tre giorni in due anni, documenti falsi, condotte aggressive, violazioni del codice di comportamento, mancato esercizio dell’azione disciplinare da parte del dirigente responsabile e scarso rendimento nell’ultimo biennio.

Sono questi, in sintesi, la maggior parte dei casi in cui scatterà il licenziamento disciplinare con l’entrata a regime delle nuove regole per il lavoro statale a cui lavora la Funzione pubblica.

Stando alla bozza di dlgs in circolazione, ai sette casi già previsti dalla legge Brunetta del 2009 se ne aggiungeranno tre, diventando così un vero e proprio decalogo delle casistiche per la licenziabilità disciplinare.

Le novità riguardano le violazioni del codice di comportamento (gravi o reiterate), il mancato esercizio dell’azione disciplinare da parte del dirigente, in caso di dolo o colpa grave, e lo scarso rendimento se nei due anni precedenti al dipendente è stata inflitta anche una sanzione.

Le altre sette, note da anni, sono la falsa attestazione della presenza o i certificati falsi, l’assenza non giustificata (3 giorni nel biennio o 7 in 10 anni), falsi documenti o dichiarazioni, condanna penale definitiva, condotte aggressive, ingiustificato rifiuto al trasferimento, più valutazioni negative della performance del dipendente pubblico negli ultimi tre anni. (Public Policy)

@ricci_sonia