Pensioni e donne, in Italia i conti non tornano

0

ROMA (Public Policy) – di Francesco Ciaraffo – Quasi 2 milioni di persone prossime alla pensione, forte gap di genere e alto tasso di interruzione dell’attività lavorativa per motivi familiari.

È il quadro offerto dall’Istat in audizione in commissione Lavoro alla Camera in merito all’impatto in termini di genere della normativa previdenziale e sulle disparità esistenti in materia di trattamenti pensionistici tra uomini e donne.

LA MAGGIORANZA DEI PENSIONATI È DONNA
Le donne rappresentano la maggioranza dei pensionati (52,9% pari a 8,5 milioni) ma, considerando il complesso dei trattamenti pensionistici, percepiscono in media un importo mensile notevolmente inferiore a quello degli uomini: 1.095 contro 1.549 euro (si tratta di dati provvisori al 2014).

Nonostante la prevalenza in termini di numero di beneficiari, il più contenuto importo medio della pensione percepita determina una quota di spesa pensionistica complessivamente destinata alle donne pari al 44,2% dei 275.079 milioni di euro totalmente erogati ai 16,2 milioni di pensionati (anche in questo caso si tratta di dati provvisori relativi al 2014).

La differenza di reddito pensionistico (ottenuto cumulando più trattamenti erogati allo stesso beneficiario) tra uomini e donne è pari al 41,4% (19.686 contro 13.921) e sale al 62,2% (14.911 euro contro 9.195) se si considera l’importo della singola prestazione pensionistica (il cumulo di trattamenti pensionistici tra le donne compensa – seppur solo parzialmente – il più basso importo dei singoli trattamenti).

La differenza è massima tra i nuovi pensionati (gli importi medi percepiti dagli uomini sono superiori di quasi il 52,2% rispetto a quelli delle donne) come effetto della maggiore incidenza di uomini che beneficiano di pensioni di vecchiaia, con importi mediamente più elevati rispetto alle altre tipologie di trattamenti pensionistici.

La differenza tende però a diminuire nel corso del periodo di pensionamento in quanto le donne tendono ad accumulare con maggior frequenza anche pensioni indirette. In generale, infatti, le pensionate sono titolari di un numero di trattamenti (pro capite) superiore a quello degli uomini (1,51 contro 1,32) soprattutto per effetto dell’incidenza delle pensioni ai superstiti, – più elevata fra le donne che possono contare su una maggiore speranza di vita (31,9%, con una quota di spesa pari al 30,6%, a fronte del 6,1% tra gli uomini, pari al 2,3% dell’importo complessivo).

Infine, tra le donne, 17 anziane su 100 non ricevono alcuna forma di pensione (tra gli uomini solo 4 su 100). Escludendo i percettori di pensioni ai superstiti, per le donne il tasso di copertura scende al 53,5% con un gap di genere che sale a 38 punti percentuali.

continua – in abbonamento

@fraciaraffo